Questo Blog, già figurinostorico.blogspot.com, che sosteneva che "la storia si può raccontare in tanti modi. Noi abbiamo inventato un nuovo modo di raccontarla:con il figurino storico. Firmato: la Tavola Rotonda Osimo." Si aprirà da parte della Galleria del Figurino Storico un sito. Questo blog continua a svolgere la sua funzione: di descrivere il Costume Militare attraverso i secoli,ovvero l'Uniformologia, scienza ausiliaria della Storia (contatti:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
Obiettivo della Civica Galleria: La Scuola
Il Blog ha assunto nel tempo due funzioni. La prima è quella di essere espressione del Figurino Storico.
In un mondo globalizzato, lo studio della storia è sempre più indipendente pr capire le origini delle civiltà e questo è il nostro obiettivo primario Con la denominazione "Civica Galleria del Figurino Storico" si vuole appunto sottolineare la creazione di un vero centro museale, l'unico nelle marche, sulla base di un progetto condiviso tra l'Assessorato alla Cultura del Museo di Osimo, la Società Parko spa che gestisce il trasporto pubblico locale e l'associazione Tavola Rotonda, impostato sullo stile dei grandi musei come lo Stibbert di Firenze e quello di Calenzano dove il figurino storico viene utilizzato come strumento didattico e invito allo studio della storia.
Gli obiettivi della Civica Raccolta osimana sono i medesimi, ma una attenzione particolare è rivolta alle scuole, sopratutto elementari e medie, dove lo studio dei questa materia da parte dei bambini avviene spesso in modo mnemonico; ebbene l'utilizzo del figurino storico vuole essere uno strumento didattico integrativo del libro di scuola ed il nostro locale diventare una sorta di aula didattica dove i bambini si possono appassionare a questa disciplina
La Seconda è quella di divenire lo spazio esterno del CESVAM - Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro come spazio per approfondire, oltre che i temi della Uniformologia, anche quelli concernenti le scienze ausiliari della Storia, quali, oltre la Uniformologia, anche la Vessillologia, ovvero lo studio delle Bandiere, l'Araldica, i Mezzi e gli equipaggiamenti, ed il Collezionismo militare in genere ( cartoline, ecc.)
mercoledì 18 dicembre 2013
venerdì 13 dicembre 2013
I "Missi Dominici" antesignani del Commissario di guerra
Ancien Règine: Jusqu'au XV siécle
ous les Mérovinges, les Carolingiens et les premiers Capétiens, il nya pas d'armée permanente, strucuturée et organisée au sens où nous l'entendons aujourd'hui, L'admistration militaire n'existe pas non plus. Quant au service militaire, il est fondé sur la qualité d'homme libre.
Chez les Francs le service estdu au roi masi n'est pas rétribué. Le soldat ne reçoit qu'une petite compensation.
A partir di VI siècle, avec l'appariton de la vassalité et de la féodalité ce systéme va se modifier lentement.
La vassalité crée une hiérachie entre les mois pauvres, le vassaux les moins les plus ruches, ceux qui disposent d'une fortune terrienne et qui ont les moyens de s'équiper pour la guerre; les premiers se mettent au service des seconds, moyennant une retribution.
Au cours de la période fèodale, des le IX siécle, c'est le titulaire di fief subordionné qui doit au titolaire di fief dominant un srvice gratuit mais limitè.
Chez les Francs le service estdu au roi masi n'est pas rétribué. Le soldat ne reçoit qu'une petite compensation.
A partir di VI siècle, avec l'appariton de la vassalité et de la féodalité ce systéme va se modifier lentement.
La vassalité crée une hiérachie entre les mois pauvres, le vassaux les moins les plus ruches, ceux qui disposent d'une fortune terrienne et qui ont les moyens de s'équiper pour la guerre; les premiers se mettent au service des seconds, moyennant une retribution.
Au cours de la période fèodale, des le IX siécle, c'est le titulaire di fief subordionné qui doit au titolaire di fief dominant un srvice gratuit mais limitè.
sabato 7 dicembre 2013
Esponton: testo di ricerca
Il Commissariato nell’Ancien Regime
Dai Missi Dominici a Luigi XIV
Il Commissario di guerra ed il suo simbolo.
“L’Esponton”
1. Premessa.
2. Introduzione: perché ci interessa
questa organizzazione
3. La tradizione romana e latina
4. L’Ancien regime. Fino al XV Secolo.
5. I Missi Dominici (Gli Inviati del
Padrone)
6. Le “Mostre” degli uomini d’arme
7. La creazione del commissario di
Guerra
8. Il regno della improvvisazione.
Filippo il Bello
9. La nascita degli eserciti permanenti
e la necessità di una amministrazione militare
10.
I Commissari di
Guerra
11.
Il simbolo di
distinzione. L’esponton
12.
Il Commissari di
Guerra del 1600. Richelieu
13.
I Commissari di
Guerra sotto Luigi XIV
14.
I Commissari di
guerra. Il simbolo il Vestito Grigio Blu
15.
Le guerre del 700
16.
L’influenza francese
nell’Esercito del regno di Sardegna
17.
Una funzione
insostituibile
18.
Bibliografia
Il
volume deve essere molto divulgabile. Lo stile di impaginazione è quello
dell’album a sinistra la pagina scritta a destra la iconografia di riferimento
lunedì 2 dicembre 2013
Commissaires des guerres. 1560
Signe de distintion:l’esponton
Peu
a Peu ces commissarie,qui lon peut qualifier d’ancetres des fonctionnaires de
l’intedence, son dotées d’une sode acceptable aisi que de droits et de
previlèges prore. Leurnposition ne cessera de se renforcer durant les deux
siècles précédant la devolution.
En
1595, Henri IV crées les commissaires provinciaux dont la compétence est
territorialement limitée.Puis, en 1608, une ordinnance élargit les attributions
des commissaires des guerres et donne naissance à une amorce de service de la
justice militaire.
![]() |
L'Esponton |
Au
XVII siècle ils acquièrent meme la qialité d’officier.
Chales
IX érige en office la fonction de commisaire. Désormais, obligé d’acheter sa
charge il cherche, en contrepartie, à en tirer quelqhe profit. Ainsi, les officiers
nommés au grade supérieur ou appelés à de nouvelles fonctions doivent preter
serment au commissarie des guerres représentant le roi.
Celui-ci
délivre un certificat en échange duquel l’officier fait don de son épée au
commissarie. En vérité ce don s’avère tout à fait symbolique puisque le
cérémonie se passant sur le front des troupes et l’officier ne pouvant rester
sans arme, ce dernier rachète assito épée.
![]() |
Commissaire principal 1560 |
A
cette époque l’uniforme n’existe pas. Le seul attribut distinguant le
commissarie est un esponton, sorte de demi-èlaque d’environ deux
mètres de long terminée par un fer de
lance et dont la base garnie d’ivoire. Ma le porte d’arme n’est pas qu’une
question d’apparat puisque le commissarie suit la troupe jusqu’au champ de
battaille.
Les prérogative des
commisaires s’élargissement encore mais la prise de coscience de la nécessitéde
fournir aux soldats des moyens de sub sistance accetables n’est pas encore
venue.
domenica 1 dicembre 2013
Commissario di Guerra . Saluto con l'Esponton
Francia 1560 Amministrazione Militare dell'Armate del Re ![]() |
Il saluto cel Commissario di Guerra con l'esponton è un movimento in quattro tempi molto spettacolare, tale da essere visto da molto lontano |
![]() |
Saluto con l'esponton: primo tempo o in marcia |
![]() |
Saluto con l'esponton vero primo tempo |
![]() |
Saluto dell'esponton: secondo tempo o terzo se si considera il saluto in marcia come primo |
![]() |
Saluto con l'esponton: quarto tempo del saluto |
sabato 30 novembre 2013
Commissari di Guerra. Una ricerca in Corso
Nell'ambito della collaborazione con L'Associazione di Categoria del Corpo di Commissariato si riprendono gli studi avviati nel 2003 in occasione del voncegno indetto dall'allora Corpo di Amministrazione dell'esercito in merito alla storia della amministrazione militare nel corso dei secoli. In particolare,come primo approccio dedicheremo dei post alle vicende del Commissariato in Francia dai Missi Dominici di Carlo Magno fino a Luigi XIV. In particlar ei simboli dei Commissari di Guerra, ovvero "L'esponton"
Attraverso questo blog rielaboreremo il materiale già raccolto al fine di predisporre ipotesi di realizzazione a stampa
Massimo Coltrinari
sabato 23 novembre 2013
martedì 12 novembre 2013
domenica 3 novembre 2013
Osimo.Lezione di Barocco: mercoledì 6 novembre 2013 ore 17,30
Iniziano il prossimo 6 novembre ad Osimo un ciclo di incontri dedicate al Barocco nella nostra terra. si riporta le note relative alla prima conferenza
Stefano Papetti:
aspetti del Barocco ad Osimo
e
nella Marca d'Ancona
Palazzo Campana
Osimo
Sala delle quattro colonne
ore 17,30
Prossimo incontro: mercoledì 13 novembre ore 17.30
lunedì 7 ottobre 2013
La Battaglia di Stalingrado.
Al Centro Italo-Russo (Via Cairoli 6 Roma) il 8 ottobre 2013 p.v. verrà presentato un progetto di ricerca sulla Battaglia di Stalingrado.
per ulteriori informazioni www.coltrinaristoriamilitare.blogspot.com
mercoledì 25 settembre 2013
Serate di Storia: un successo
Si sono concluse nel mese di settembre le "Serate di Storia", organizzate dai responsabili della Galleria del Figurino Storico di Osimo. Le Serate hanno coperto l'arco di Storia che va dall'Epoca Romana ai giorni del nostro Risorgimento nazionale, con approfondimenti interessanti su particlari aspetti, anche di vita osimana e regionale. Un contributo culturale e scientifico alla Galleria del Figurino Storico, che si propone di fare "Storia" con altri mezzi, oltre quelli tradizionali. La speranza che il prossimo anno si abbia la capacità ulteriore di organizzare un nuovo ciclo di conferenze, che hanno avuto un discreto successo di pubblico, scelto e competente, con argomenti ancora più interessanti e partecipativi. Un vero ringraziamento va all'Avv. Mengoni che, con discrezione ed intelligenza, è stato l'anima discreta di questo successo.
domenica 25 agosto 2013
Serate di Storia L'Ultima difesa pontificia di Ancona
Il prossimo venerdì 30 agosto 2013, ore 21
alle Grotte del Cantinonre
Osimo
per le Serate di Storia
il dott. Massimo Coltrinari
parlerà sul tema
L'ultima difesa pontificia di Ancona
La fine del potere temporale nelle Marche
Serate di Storia L'Ultima difesa pontificia di Ancona
Il prossimo venerdì 30 agosto 2013, ore 21
alle Grotte del Cantinonre
Osimo
(chi arriva dall'Aspio, girare a sinistra davanti a San Marco,
150 metri, Hotel La FOnte, 50 metri oltre, sulla sinistra)
per le Serate di Storia
il dott. Massimo Coltrinari
parlerà sul tema
L'ultima difesa pontificia di Ancona
La fine del potere temporale nelle Marche
Serate di Storia L'Ultima difesa pontificia di Ancona
Il prossimo venerdì 30 agosto 2013, ore 21
alle Grotte del Cantinonre
Osimo
(chi arriva dall'Aspio, girare a sinistra davanti a San Marco,
150 metri, Hotel La FOnte, 50 metri oltre, sulla sinistra)
per le Serate di Storia
il dott. Massimo Coltrinari
parlerà sul tema
L'ultima difesa pontificia di Ancona
La fine del potere temporale nelle Marche
sabato 20 luglio 2013
Serate di Storia. Osimo in Guerra Venerdi 26 luglio 2013 ore 21 Casenuove di Osimo
Il prossimo venerdì 26 luglio 2013, ore 21
a Casenuove di Osimo
sui luoghi stessi degli avvenimenti
per le Serate di Storia
il dott. Massimo Coltrinari
parlerà sul tema
OSIMO IN GUERRA
IL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE
DA FILOTTRANO A JESI
IL FORZAMENTO DEL MUSONE, L'ATTESTAMENTO E LA LIBERAZIONE DI JESI
10-20 LUGLIO 1944
![]() |
Il Il Corpo Italiano di Liberazione verso Jesi |
La conferenza sarà articolata con la descrizione delle operazioni condotte, all'indomani della conquista di Filottrano (9 luglio 1944), da parte del battaglione Piemonte per il forzamento del fiume Musone a Casenuove di Osimo e l'azione di aggiramento su Rustico (18 luglio 1944), azione propedeutica all'investimento di Santa Maria Nuova, che fu, una volta conquistata, la base di partenza per la liberazione di Jesi, il 20 luglio 1944 alle ore 7,30.
Gli aspetti tattici della conferenza saranno intervallati con citazioni da documenti coevi, tratte da diari tenuti in quei giorni, dalla descrizione dei sacrifici e lutti sopportati dalla popolazione osimana,
e si ricorderanno coloro che vi persero la vita, primi fra tutti i componenti della Famiglia Spinzanti.
La manifestazione si inserisce nel progetto in essere, promosso dal Club Ufficiali Marchigiani, dalla Società di Storia Militare e dalla "Civica Galleria del Figurino Storico di Osimo", di dotare il Munomento ricordo di Casenuove di Osimo di tabelloni esplicativi degli avvenimenti in occasione del 70° anniversario, che cadrà il prossimo anno
per informazioni e approfondimennti sul tema trattato
www. coltrinarimarche1944.blogspot.com
www. coltrinarimarche1944.blogspot.com
www.corpoitalianodiliberazione.blogspot.com
8-9-Luglio 1944: i Paracadutisti conquistano Filottrano, premessa all'azione sul Musone
![]() |
Paracadutisti del C.I.L. protagonisti della battaglia di Filottrano |
![]() |
Le posizioni del C.I.L. all'indomani della conquista di Filottrano 8-9 luglio1944 |
Per approdondimeti sulle operazioni del Corpo Italiano di Liberazione in questo period vds
www. coltrinarimarche1944.blogspot.com
Per informazioni sul Corpo Italiano di Liberazione vds.
www.corpoitalianodiliberazione.blogspot.com
20 luglio 1944 Il Battaglione Piemonte libera Jesi 20 luglio 2013
Nella data anniversaria della liberazione di Jesi alcune immagini del Battaglione Piemonte che liberò la cittadina marchigiana dopo i combattimenti per il forzamento del Musone, di Rustico e Santa Maria Nuova
Alpini del Battaglione Piemonte in posa un pò goliardica all'indomani della presa di Jesi il 20 luglio 1944 |
Jesi 20 luglio 1944 ore 12. Il magg. Briatore con i suoi ufficiali e con tutto il Battaglione Piemonte a Jesi liberata |
lunedì 15 luglio 2013
Corpo Italiano di Liberazione: gli equipaggiamenti
Per quanto riguarda gli
equipaggiamenti, per definizione ci riferiamo alle divise, compresi fregi,
mostrine e gradi, alle calzature, alle buffetterie e cinturoni, all’elmetto e
agli zaini.
Come
premessa, va ricordato che il C.I.L. opera nell’Italia centrale tra l’aprile e
il luglio 1944, al fianco delle truppe alleate impegnate sulla linea “Gustav” e
in seguito fino alla linea “Gotica”, nella campagna militare per la liberazione
dell’Italia, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. La sua costituzione segue
le azioni del I Raggruppamento Motorizzato Italiano che, nato già a fine
settembre del ’43, dopo i primi combattimenti di Montelungo, nel Marzo ‘44 si
era distinto sul Monte Marrone, prima conquistando e poi mantenendo, nonostante
la controffensiva tedesca, la vetta con il battaglione alpino “Piemonte” e il
185° battaglione paracadutisti “Nembo”. I comandi alleati, sotto la spinta non
solo tattica quanto morale, dei risultati ottenuti, autorizzano quindi la
creazione del C.I.L. che passa dai 5000 uomini del Raggruppamento Motorizzato,
prima a 9000-10000 fino a 25.000 unità, sotto il comando italiano del Gen.
Utili. Ambiente operativo in cui i soldati italiani sono chiamati ad operare è
quello dei monti del basso Lazio prima (Mainarde) e poi, nel settore adriatico,
del Molise e dell’Abruzzo, in una stagione ancora invernale, caratterizzata in
quota da neve e temperature rigide, ma che nel proseguo delle operazioni, che
si protrarranno in primavera ed estate, migliorerà dal punto di vista climatico.
Lo Stato
Maggiore italiano, nell’ottobre 1943, ha la necessità di approntare rapidamente
queste unità combattenti, poiché incombono le esigenze operative che
coinvolgeranno le truppe italiane al fianco degli alleati. Supportare
logisticamente il I Raggruppamento Motorizzato e poi, nell’Aprile ’44, una
forza ancor più consistente di soldati che compone il C.I.L., è subito impresa piuttosto ardua per il
comando italiano, considerando che le truppe vengono da più di tre anni di
conflitto su altri fronti ed un periodo di sbandamento seguito all’8 settembre,
in cui molti materiali di equipaggiamento sono andati perduti. I magazzini
presenti sul territorio italiano del sud liberato sono svuotati dagli alleati
per rifornire i partigiani di Tito in Jugoslavia, poiché ancora non ha preso
piede l’idea di creare un corpo italiano da affiancare alle truppe alleate,
risorto sulle ceneri dell’ex-esercito nemico. L'Intendenza della 7^ Armata,
l'unico grande comando ancora efficiente nell'Italia occupata dagli Alleati, si
ritrova con un enorme numero di tenute coloniali complete nei magazzini di
Napoli. Proprio con queste uniformi vengono riforniti gli uomini del
Raggruppamento Motorizzato, che ancora indossano le lise divise grigioverde e
gli equipaggiamenti in dotazione durante gli eventi bellici della prima parte
del secondo conflitto mondiale. Inizialmente viene cucito al petto lo scudo
sabaudo, che inviso alle popolazioni locali, sarà motivo di polemiche
sull’opportunità di adottarlo, mentre sono mantenute le mostreggiature e le
spalline coi gradi. Il completo
estivo si compone di un camiciotto sahariano ed ampi pantaloni da serrare sotto
il ginocchio con le fasce mollettiere. La sahariana, che era stata utilizzata
in Africa, ha un colletto ampio guarnito con le mostreggiature, è dotata di
quattro tasche ed è aperta fino allo sterno. Tre bottoni, il primo dei quali
sempre slacciato, chiudono la giubba. Sotto il camiciotto di tela, i militari
mettono spesso la camicia grigioverde che a dicembre non deve rappresentare
proprio la soluzione perfetta. In relazione agli equipaggiamenti e al
vestiario, i soldati del C.I.L. hanno quelli ereditati dal I Raggruppamento e
il problema degli equipaggiamenti resterà, per tutto il periodo in cui il
C.I.L. opera, ancora insoluto. Taluni come i paracadutisti del Nembo, hanno la
divisa estiva caki, mentre gli altri battaglioni conservano la divisa invernale
grigioverde con il pastrano. Per quanto riguarda le calzature, molti hanno solo un paio di scarpe ed altri
neanche quelle (Fig.1). Alpini e bersaglieri mantengono il copricapo
tradizionale, mentre l’elmetto utilizzato è il tipo M33 in dotazione alle
truppe del Regio Esercito (Fig.2) e il
tipo M42 per i paracadutisti. A testimonianza della scarsità degli
equipaggiamenti, riportiamo una richiesta che il Comando Italiano inoltra a
fine Novembre 1943, agli organi superiori, in cui si richiedevano mantelle
anti-pioggia (gabbani impermeabili) per
le sentinelle di guardia.[1]
Sia il
Raggruppamento prima che in seguito i reparti del C.I.L conducono quindi le
operazioni che abbiamo ricordato, utilizzando gli equipaggiamenti italiani
originari. Tale materiale all’inizio delle operazioni è in realtà già usurato,
venendo, come detto, da un periodo di guerra e poi di mancato reintegro, e appare
da subito insufficiente sia ai comandi italiani che agli osservatori alleati;
prima dell’inserimento in linea, le truppe alleate, con l’intento di testare la
capacità operativa del Raggruppamento, effettuano il 2 novembre 1943 una
esercitazione, i cui esiti dimostreranno, come riportato nei commenti dei
vertici di comando, che il morale delle truppe italiane è molto buono ma i
materiali in dotazione particolarmente scarsi.[2]
Nonostante
questa carenza, il CIL porta a termine, inquadrato nello schieramento alleato,
brillanti operazioni militari e, sorprendentemente, avanza nella liberazione
del territorio abruzzese , in pochi mesi, fino alle Marche.
Dopo la
battaglia di Filottrano e la liberazione di Ancona (Fig.3,4), il C.I.L. appare
però stremato e logorato negli uomini e nei mezzi, tanto da richiedere una
riorganizzazione ordinativa che vedrà la nascita dei Gruppi di Combattimento.
che riceveranno dagli alleati nuovi equipaggiamenti. Infatti i soldati italiani
che fanno parte di queste unità , oltre alle armi in dotazione all’esercito
inglese, avranno, come nuovo equipaggiamento, il classico elmetto a padella,
buffetteria in canapa e le divise inglesi, su cui potranno apporre fregi, gradi
e mostrine italiane. Ovviamente si tratta di un supporto logistico in
armamenti, equipaggiamenti e mezzi che risulta indispensabile per poter
proseguire le operazione delle Grandi Unità italiane, ma che snatura la
caratteristica di nucleo del nuovo esercito italiano che si era avuto con il
C.I.L.: infatti, da una parte, i soldati costituenti i Gruppi di Combattimento
si trovano ad agire indossando divise non del proprio Paese, pur combattendo
sul territorio della propria nazione, e questo incide certamente sul morale e
sulla motivazione degli uomini; d’altro canto, va comunque considerato che,
nelle attività operative, il buono stato dell’equipaggiamento del singolo
riveste una importanza fondamentale sia dal punto di vista strettamente
tattico, per la conduzione delle operazioni, quanto dal punto di vista del
morale del soldato , che combatte meglio se posto nelle migliori condizioni
possibili.
In
conclusione, giova ricordare, per meglio inquadrare il ruolo rivestito dal C.I.L. nelle operazioni militari sul fronte
alleato in Italia, che questa prima Grande Unità, embrione del ricostituito
Esercito Italiano, si trova ad operare
ricca di entusiasmo, per il ruolo che deve ricoprire nella lotta di liberazione
del proprio Paese, ma con equipaggiamenti, come abbiamo in precedenza descritto,
particolarmente scarsi rispetto alle dotazioni degli alleati che è chiamata ad
affiancare. Il fattore numerico, un
corpo di molte migliaia di soldati, solleva notevoli problemi di natura
logistica ai nostri Comandi. Gli alleati probabilmente non tengono in gran
conto l’apporto delle truppe italiane all’offensiva portata avanti sul fronte italiano, non
vedono di buon occhio una sua particolare affermazione sul campo e quindi
privilegiano i rifornimenti verso truppe partigiane, che agiscono sul fronte
oltre le linee nemiche. Gioca qui sicuramente anche la diffidenza verso un
esercito che fino a pochi mesi prima era nemico. Lo Stato Maggiore italiano
altresì chiede ai comandi alleati supporti per reintegrare i materiali ma
preferisce, per dimostrare che ancora possiede capacità operative e nell’intento
di riaffermare i valori nazionali, cercare di sfruttare al meglio materiali e
mezzi di cui dispone, sottraendoli ai vari reparti inoperosi.
Le lacune nell’equipaggiamento, che si sommano ad
altre maggiori deficienze nei mezzi e negli armamenti[3], non
impediscono al C.I.L. di combattere e ottenere risultati sul campo, nonostante
le avverse condizioni ambientali, probabilmente perché composto da soldati
motivati e spinti da un senso di rivalsa, al fine di dimostrare il proprio
valore ed onore ai vecchi nemici, ora alleati.
Corpo Italiano di Liberazione: L'ambiente operativo
Nell’inverno tra il 1943 ed il
1944 la situazione si era pressoché cristallizzata, tuttavia in quel periodo
furono gettate le basi per la massiccia offensiva della successiva primavera da
parte degli alleati e particolare enfasi fu data sia all’addestramento delle
truppe che agli approntamenti logistici.
Nonostante fossero state prese
adeguate misure al fine di mantenere il più assoluto segreto, il comando
tedesco aveva previsto l’imminente offensiva alleata ed aveva provveduto ad
organizzare una serie di linee difensive
L’ambiente operativo, all’interno
del quale furono inquadrate le operazioni del CIL, è diviso nelle seguenti
zone:
-
le Mainarde;
-
il settore Adriatico
Nel ambito del sottotema assegnato,
il compito del presente elaborato è quello di fornire le informazioni
sull’ambiente operativo, allo scopo di contribuire allo sviluppo del più ampio elaborato
di gruppo.
Nella trattazione sopra esposta,
lo scritto si limiterà alla descrizione del settore Mainarde.
La zona delle Mainarde è una
catena montuosa di pianta approssimativamente triangolare, particolarmente
aspra ed impervia, delimitata nel settore sud-ovest dal paese di S. Biagio
Saracinisco, nel settore sud-est dal paese di Castelnuovo e nel settore nord
dal rilevo denominato Monte a Mare, da non confondere con Monte Mare che si
trova nel settore sud delle Mainarde, prospiciente a Monte Marrone.
La zona, nella catena delle
Mainarde, all’interno della quale il C.I.L. doveva operare, nell’ambito
dell’offensiva di fine maggio 1944, era costituita da tre settori: Rio Chiaro,
Monte Marrone e Monte Rocchetta. Di questi tre settori monte Marrone era quello
centrale, destinato a svolgere l’azione principale di penetrazione mentre ai
due settori laterali era riservata una semplice azione di sondaggio e
fiancheggiamento tattile.
L’orientamento operativo entro
cui si trovava ad operare il C.I.L. era quello di mantenere il nemico
ingaggiato sulla zona delle Mainarde allo scopo di indurlo a ritenere che
l’attacco si sarebbe sviluppato in direzione di Atina e di impedire che questi
si riorganizzasse nella zona della massiccia offensiva alleata.
Il settore prescelto per l’azione
principale corrispondeva ad una delle zone di terreno montagnoso particolarmente
elevata aspra e difficile e quindi si pensava fosse l’ambiente più adatto
all’impiego delle unità del C.I.L. le quali, pur non essendo adeguatamente motorizzate,
come lo erano invece le unità americane, avevano però il vantaggio di essere
ben allenate a manovrare su terreni impervi e ad agire svincolati dalla rete
stradale.
La zona inoltre, proprio in
relazione alla sua inospitalità, era caratterizzata da scarsa densità di
popolazione, con un numero esiguo di centri abitati, peraltro di non vasta
estensione.
Parimenti scarse erano le vie di
comunicazione ed i collegamenti stradali, pertanto uno dei principali problemi
che il C.I.L. dovette affrontare fu l’approvvigionamento ed il rifornimento
logistico.
Allo scopo di risolvere detto
problema, come d’altronde sembrava ovvio, fu fatto largo uso di viveri a secco,
meno deteriorabili, per limitare pesi e ingombri dei vettovagliamenti.
Altrettanto largo uso fu fatto delle
salmerie, unici mezzi atti a muoversi su terreni impervi e fuori dalle reti
viarie.
Il X Corpo britannico, alle cui
dipendenze si trovava il C.I.L., manifestò l’orientamento a svolgere azioni
offensive nella zona di Monte Mare e Monte Cavallo e fu richiesto al suo
comandante di preparare i piani d’azione e comunicare di quanti reparti avesse
bisogno.
Più tardi, in relazione
all’attacco in corso nel settore di Cassino, venne disposto che il C.I.L.
svolgesse un’azione offensiva su Picinisco partendo dalla zona di Monte
Mare-Colle Altare con attacco in forze su Monte Cavallo e Balzo della Cicogna.
|
In relazione a quanto sopra, il comandante del C.I.L. non
riteneva possibile un’azione frontale contro Monte Cavallo a causa delle
pesanti avversità del terreno, si doveva quindi prevedere un aggiramento da
nord tramite Balzo della Cicogna e Regione Laganello. L’assalto da tale
direzione però, presupponeva il possesso della cresta Monte Mare-Colle Altare
come base di partenza di fuoco pesante ed era inoltre richiesto il concorso di
fuoco d’artiglieria del settore neo-zelandese.
Il terreno è nell’insieme montagnoso,
particolarmente tormentato verso ovest.
Vi sono tratti aspri e difficili
con depressioni entro cui scorrono torrenti convoglianti le acque di diversi
canaloni.
I rilievi hanno prevalente
orientamento da sud-est a nord-ovest, al quale generalmente corrisponde anche
quello delle depressioni.
Nel settore vi sono infatti due
allineamenti montani entrambi con andamento generale da sud-est a nord-ovest:
-
uno va da Monte Castelnuovo (1250 mt.) a Monte S.
Michele (1171 mt.), Monte Mattone (1521 mt.), Monte la Rocca (1590 mt.), la Montagnola (1570 mt.);
-
l’altro va dalla catenella delle Mainarde (1806 mt.) a
Monte Mare (2021 mt.), Colle dell’Altare (1991 mt.), Monte a Mare (2167 mt.),
la meticcia (2114 mt.).
Saldati a sud attraverso il
massiccio di Monte Marrone (1770 mt.), questi due allineamenti rinserrano nel
mezzo un avvallamento detto appunto Valle di Mezzo su cui scorrono torrenti e
rivoli in senso equatoriale.
Più ad ovest i rilievi aspri di
Porcazzete (1664 mt.), Monte Cavallo (2070 mt.) e Balzo della Cicogna (1811
mt.) rientrano nei limiti marginali del Parco Nazionale d’Abruzzo e sono i
rilievi più isolati di Abruzzo.
Monte Cavallo ha una posizione di
rilievo rispetto alle alture circostanti e si presenta ad est come un insieme
di bastioni inaccessibili, offrendo un varco solo in corrispondenza di quota
1961.
Aspro, scosceso e con pareti
frequentemente ripide miste a dirupi, il monte si affaccia ad est ed a sud
rispettivamente sulla Valle Venafrana e sulla Valle Monacesca.
A causa delle difficoltà del
terreno pressoché insormontabili non è possibile un attacco frontale operando
da sud. è possibile invece agire
attraverso la Valle Monacesca
o risalire l’alta Valle Venafrana per poter poi forzare il varco di quota 1961
oppure attaccare da nord.
A nord-ovest di Monte Cavallo vi
sono altri due allineamenti importanti, sempre con orientamento sud-est
nord-ovest:
-
uno costituito da Monte
la Meta
(2241 mt.), Monte Tartaro (2181 mt.), Monte Petroso (2247 mt.), Monte Capraro
(2060 mt.), Monte Amaro (1846 mt.);
-
l’altro, raccordato a Monte Mese per mezzo di Balzo di
Conca-Colle S. Giacomo, è costituito da Monte Cazzole (1609 mt.), Rocca Altiera
(2085 mt.), Monte Irto (1970 mt.), Colle dell’Osso (1531 mt.), Monte Dubbio
(1611 mt.).
Tra i due allineamenti sono
rinserrate le due valli sassose e fittamente boscose del Canneto e del
Fondillo, separate tra loro dallo sbarramento di Monte Irto - Monte Petroso che
costituisce una ottima posizione difensiva per chi voglia impedire l’accesso a
Opi.
A nord la zona montuosa è interrotta
dal solco Opi – Barrea – Alfedena sul quale scorre il fiume Sangro, spesso
incassato tra fianchi ripidi e rocciosi, come
tra Opi e Barrea, o in ampio letto come da Alfedena fino verso Castel di
Sangro.
Nel tratto occidentale del
settore le comunicazioni sono assai scarse e disagevoli, un po’ meno nel tratto
orientale, con frequenti risvolti, tra Castel S. Vincenzo, Pizzone e Alfedena.
Le risorse sono altresì limitate.
Nel complesso il terreno si presta molto bene ad una sistemazione difensiva e, di fatto, i tedeschi, sfruttando le favorevoli asperità, poterono mettersi in condizioni di realizzare una efficace economia delle forze ed ostacolare al tempo stesso, molto validamente, l’avanzata avversaria da sud, per la quale invece, date le caratteristiche del terreno, non vi erano larghe possibilità per svolgere azioni in profondità, mentre gravi difficoltà si presentavano in campo logistico.
domenica 14 luglio 2013
Corpo Italiano di Liberazione: I Piani Operativi
In data 22 Marzo 1944 il Comandante del
Primo Raggruppamento Motorizzato, il Generale Utili, inviò al Comando
Gruppo Nord e al comando della 5^ Divisione Polacca “Kresova” una nota
sull’occupazione del Monte [i]Marrone. Utili
riteneva opportuno occupare il citato Monte in quanto il controllo tedesco del
medesimo comprometteva molto seriamente le condizioni di difesa del settore
Castelnuovo nel settore [ii] Mainarde. L’operazione doveva essere condotta di
sorpresa con le seguenti modalità descritte dal Generale Utili “Pattuglie a
ventaglio che partendo da q. 1180 e dal piede dei vari canaloni del versante
orientale arrivano pressoché contemporaneamente sulla linea della cresta verso
le 7 del mattino. Stabilito in cresta questo servizio di vigilanza leggera,
iniziare l’ascesa da q. 1180 e da valle Petrara delle unità destinate a
presidiare la posizione;nel complesso non più di 200 uomini che potrebbero
installarsi sul Marrone tra le 9 e le 10 del [iii] mattino.”
Le forze
previste per l’operazione erano :
·
il battaglione alpini “Piemonte”, che aveva il
compito di occupare Monte Marrone;
·
il battaglione paracadutisti che doveva “assicurare
il fianco destro del battaglione alpini spostando avanti la posizione di resistenza
del settore Castelnuovo;
·
il XXIX battaglione bersaglieri, in riserva
tra Castelnuovo e Masseria Abruzzese.
Utili
prevedeva quindi “Un’occupazione dell’ala della montagna a nuclei largamente
intervallati ben forniti di armi automatiche ed aggrappati il meglio possibile
ai roccioni che strapiombano su Valle Petrara;
·
una sistemazione la più rapida possibile
compatibilmente alla fase accessoria (mine e reticolati);
·
una attivissima osservazione vicina e
lontana;
·
una efficiente organizzazione di fuochi frontali
e d’[iv]infilata”.
L’operazione,
originariamente prevista per il 25 marzo 1944, venne rinviata in quanto il
Generale Guillaumme informò il Generale Utili, dopo avere esaminato il progetto
di operazione presentato da quest’ultimo, che la medesima non poteva iniziare
che in una data successiva al 27 Marzo, dopo il cambio di dipendenza che
avrebbe interessato il 1° Raggruppamento Motorizzato e la presa del comando di
settore da parte della 5 Divisione [v] polacca.
Avvenuto il
passaggio del 1° Raggruppamento Motorizzato alle dipendenze della 5^ Divisione
polacca, il 27 Marzo il 1° Raggruppamento ricevette l’istruzione segreta e
personale n. 343 con la quale il Generale Sulik, Comandante della 5^ Divisione
indicò le sue intenzioni e i suoi intendimenti sull’azione per occupare Monte
Marrone. Sempre il 27 Marzo giunse dal comando della 5^ Divisione l’Ordine
generale in cui il Generale Sulik precisava i compiti della Divisione ed il
concetto di [vi]manovra. Nell’ordine i compiti della Divisione
risultavano di natura difensiva , con azioni di contrattacco da condurre solo
al fine di riconquistare posizione perdute entro la linea di resistenza.
All’interno
dei compiti complessivi della Divisione , il 1° Raggruppamento , responsabile
del settore Mare, doveva impedire la penetrazione del nemico in direzione di
Colle Altare – M. Mare – Scapoli- Colle al Volturno. Il Generale Kulik ordino
l’inizio dell’azione nella notte tra il 30 ed il 31 Marzo, raccomandando “sorpresa e massima [vii]segretezza”. Il
1° Raggruppamento doveva occupare Monte Marrone e successivamente il Generale
Utili avrebbe valutato, in caso di situazione favorevole, se occupare Monte
Mare, senza però l’obbligo di tenerlo ad ogni costo come parte del sistema [viii]difensivo.
Dopo 48 ore
dall’occupazione di Monte Marrone, il 1° Raggruppamento doveva poi assumere la
difesa delle Mainarde, sostituendo a quota 1478 il 13 battaglione della
fanteria [ix] polacca. Il Generale Utili affermò nelle sue memorie che
da parte del Comandante della Divisione Polacca non erano state sollevate
obiezioni al suo piano, che gli era stata lasciata libertà d’azione e che gli
sarebbe stato fornito tutto l’aiuto [x]possibile.
Il 28 Marzo
il comandante della Fanteria del Raggruppamento emanò l’ordine d’operazione n
395 concernente l’occupazione di Monte Marrone. Il battaglione Piemonte avrebbe
dato corso all’occupazione con un movimento del grosso che doveva essere proceduto “da
elementi esploranti alleggeriti che procedendo rapidamente sulla linea di
cresta , avrebbero protetto il successivo movimento di scaglioni arretrati
dalle dirette offese avversarie;” l’occupazione della linea di cresta doveva
avere “carattere nucleare in
corrispondenza dei punti più forti, più delicati, di maggiore dominio e di più
vasto campo di osservazione e di tiro sul versante occidentale del Monte [xi]Marrone.” Il Colonello Fucci inoltre
raccomandò che sulla linea di cresta tra i primi materiali affluisssero "gabbioni,matasse di filo spinato, mine a
strappo, talchè prima di sera sia già stato dato soddisfacente sviluppo allo
stendi mento di reticolati e dei campi di mine (a non meno di 50 metri dalle
postazioni delle armi), siano messe in opera molte bombe a mano in funzione di
mine”.I predetti appostamenti difensivi servivano a quella che era definita
da Fucci una “posizione di resistenza che
doveva essere tenuta ad oni costo contro eventuali azioni avversarie”Il
battaglione Piemonte doveva “strettamente collegarsi tatticamente con
l’occupazione italo-polacca delle Mainarde (q.1478) e con l’occupazione di q 1344 del CLXXXV Btg Paracadutisti;infine con
l’occupazione arretrata di q 1180 che resta alle dipendenze tattiche del XXIX
btg. [xii]Bersaglieri”.
Il Comandante del Corpo Italiano ed il Comandante della divisione
“Kresova”, considerata la resistenza opposta dai tedeschi, si riunirono il 07
luglio 1944 e concordarono che l’attacco su Filottrano si sarebbe svolto con
queste modalità:
·
l’attacco su Filottrano sarebbe stato eseguito
con una manovra che avrebbe esercitato lo sforzo maggiore da est sulla destra ,
in corrispondenza della direttrice Villanova – Filottrano ed appoggiare tale
sforzo con un attacco concomitante da sud;
·
l’azione sarebbe stata effettuata dall’intera
divisione “Nembo” articolata in due colonne e una riserva;
·
la colonna di destra, la più forte, costituita
dal 183° Reggimento di fanteria paracadutista col XV battaglione in I°
scaglione e il XVI battaglione in 2° scaglione avrebbero attaccato da est a
cavallo della rotabile Imbrecciata – Filiottrano;
·
la colonna di sinistra costituita dal XII
battaglione paracadutisti del 184° Reggimento fanteria avrebbe condotto
un’azione sussidiaria attaccando Filottrano da Sud a cavallo della rotabile
Imbrecciata – Filottrano;
·
riserva divisionale , costituita dal CLXXXIV
battaglione guastatori e dal XIV battaglione paracadutisti del 184° reggimento
fanteria , avrebbe gravitato verso la destra dove si sarebbe svolto l’attacco
principale;
·
l’attacco sarebbe iniziato alle ore 07.00 del
giorno seguente , dopo un’ora di preparazione [xiii]d’artiglieria.
L’attacco
sarebbe stato appoggiato come segue:
·
il I gruppo da 75/27 e il gruppo da 100/22 del
184° reggimento artiglieria “Nembo” avrebbe appoggiato la colonna di destra;
·
il IV gruppo da 75/18 dell’11° reggimento
artiglieria avrebbe appoggiato la colonna di sinistra;
·
il I gruppo da 105/28 , il II da 100/22 e III
gruppo da 75/18 dell’ 11 reggimento artiglieria, schierati rispettivamente sul
costone S.Antonio del Forone, nella zona di C.Staffolani e in quella di
C.Antonini, e il CLXVI gruppo da 149/19 avrebbero costituito “artiglieria massa
di manovra”, assumendo come direttrice di tiro “quella determinata dall’ambito
di Filottrano”.
·
l’artiglieria polacca avrebbe dato il suo
appoggio all’azione ed era previsto il concorso di carri armati pesanti della
5^ [xiv]divisione.
Il Comandante
del C.I.L. inoltre per evitare che la sinistra della Divisione “Nembo” restasse scoperta , dispose che la 1^
brigata facesse ancora uno sforzo “per passare con la sua testa di colonna il
torrente Monocchia e spingersi il più
avanti possibile direzione Appignano – Molino Campo di Bove” per assicurare il
fianco sinistro della divisione “Nembo” ad ovest della rotabile Macerata –
Filottrano – [xv]Iesi.
[i] Vedi Conti G. “ Il primo
Raggruppamento Motorizzato “SME Ufficio Storico 1984 p.182.
[ii] Vedi Conti G. “ Il primo Raggruppamento Motorizzato”
SME Ufficio Storico 1984 pp.182-183.
[iii] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 183.
[iv] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 183.
[v] Vedi Conti G “ Il
primo Raggruppamento Motorizzato” SME Ufficio Storico 1984 p.184.
[vi] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 184.
[vii] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 184.
[viii] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 185.
[ix] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 186.
[x] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 186.
[xi] Vedi Conti G. “Il primo Raggruppamento Motorizzato” SME
Ufficio Storico 1984 p. 187.
[xiii] Vedi Crapanzano S. E. “Il Corpo Italiano di Liberazione” SME
Ufficio Storico 1950 p.107.
[xiv] Vedi Crapanzano S. E. “Il Corpo Italiano di Liberazione” SME
Ufficio Storico 1950 pp.107 -108
[xv] Vedi Crapanzano S. E. “Il Corpo Italiano di Liberazione” SME
Ufficio Storico 1950 p.108
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