Obiettivo della Civica Galleria: La Scuola

Il Blog ha assunto nel tempo due funzioni. La prima è quella di essere espressione del Figurino Storico.
In un mondo globalizzato, lo studio della storia è sempre più indipendente pr capire le origini delle civiltà e questo è il nostro obiettivo primario
Con la denominazione "Civica Galleria del Figurino Storico" si vuole appunto sottolineare la creazione di un vero centro museale, l'unico nelle marche, sulla base di un progetto condiviso tra l'Assessorato alla Cultura del Museo di Osimo, la Società Parko spa che gestisce il trasporto pubblico locale e l'associazione Tavola Rotonda, impostato sullo stile dei grandi musei come lo Stibbert di Firenze e quello di Calenzano dove il figurino storico viene utilizzato come strumento didattico e invito allo studio della storia.
Gli obiettivi della Civica Raccolta osimana sono i medesimi, ma una attenzione particolare è rivolta alle scuole, sopratutto elementari e medie, dove lo studio dei questa materia da parte dei bambini avviene spesso in modo mnemonico; ebbene l'utilizzo del figurino storico vuole essere uno strumento didattico integrativo del libro di scuola ed il nostro locale diventare una sorta di aula didattica dove i bambini si possono appassionare a questa disciplina

La Seconda è quella di divenire lo spazio esterno del CESVAM - Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro come spazio per approfondire, oltre che i temi della Uniformologia, anche quelli concernenti le scienze ausiliari della Storia, quali, oltre la Uniformologia, anche la Vessillologia, ovvero lo studio delle Bandiere, l'Araldica, i Mezzi e gli equipaggiamenti, ed il Collezionismo militare in genere ( cartoline, ecc.)

sabato 27 giugno 2015

Indicazione Bibliografiche

RECENSIONI
 ( a cura di Alberto Marenga)

Maurizio Saporiti
UMORISMO E SATIRA NELLE CARTOLINE MILITARI
166pp, edizione 2003, prezzo €25
ISBN 88-87940-38-X
L'ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito custodisce una delle più cospicue collezioni di cartoline militari.
Questo volume ripercorre la storia della cartolina umoristica militare attraverso svariati argomenti. L'umorismo: la visita di leva; il giorno fatale: l'arrivo in caserma, la vestizione, il barbiere, la puntura, il rancio, l'addestramento, i servizi, l'attendente, la posta, la libera uscita, il meritato riposo, la prigione, donne, la licenza, il congedo, gli allievi, gli ufficiali; la satira: in guerra, la guerra Italo-Turca 1911-12, la prima guerra mondiale, Africa Orientale 1935-36, seconda guerra mondiale.




Ezio Trota
Giovanni Sulla
LA PROPAGANDA NELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
I volantini
112pp. Edizione 2006, prezzo €13
ISBN 88-7549-142-9
Scopo di questa pubblicazione è di prendere in esame, sotto un profilo esclusivamente storico e quali mezzi di comunicazione e propaganda di massa, i volantini diffusi durante la RSI (settembre 1943 - aprile 1945), collocandoli nel contesto dei principali avvenimenti della seconda guerra mondiale.
Suddivisi in 15 gruppi in base alla tematica predominante, sono stati presi in considerazione solo quelli in lingua italiana, rivolti quasi esclusivamente a civili, che testimoniano i vari atteggiamenti che il governo di Salò venne via via prendendo. In appendice alcuni volantini a carattere emblematico, del Regno del Sud, degli Alleati e dei partigiani contro gli occupanti tedeschi ed i combattenti della RSI.
Alcuni di questi volantini sono ben disegnati ed efficaci, affidati ad alcuni grafici ottimi professionisti quali Boccasile e Bertoletti, e certamente qualche riscontro nell'opinione pubblica lo ebbero.

Giorgio Evangelisti
UOMINI IN VOLO
Eroi e avventure dell’aviazione europea
168pp. Edizione 2005, Prezzo €38
ISBN 88-253-0102-2
Attraverso una meticolosa ricostruzione storica, Uomini in volo racconta sedici grandi momenti e altrettanti protagonisti dell’aviazione europea del XX secolo. Il capitano Emilio Schiller, valoroso pilota italiano della prima guerra mondiale. Gabriele d’Annunzio e i magnifici sette piloti che il 9 agosto del 1919 volarono con lui sul cielo di Vienna. Due episodi misteriosi legati ai dirigibili: il tedesco L. 59, che concluse la sua straordinaria epopea nel 1918 precipitando in Adriatico senza che l’equipaggio e i suoi resti fossero mai rinvenuti, e lo statunitense L. 8, che nel 1942, dopo un volo nella nebbia, prese terra nelle vicinanze di San Francisco anch’esso privo di equipaggio. Hermann Köhl, che attraversò per primo l’Atlantico volando da est a ovest. Francesco Del Rio, geniale progettista del “subidro”, metà aereo e metà sommergibile. Il ponte aereo realizzato nel 1948 per rompere l’assedio sovietico di Berlino. Le imprese del “mago” Wolf Hirth, spericolato e inarrestabile pilota di alianti. E l’ultimo capitolo, forse il più significativo e inquietante, in cui Evangelisti rende noto per la prima volta un documento datato 23 dicembre 1943 e rinvenuto fra le carte dell’ingegner Umberto Savoja, all’epoca direttore della Fiat Aviazione, dal quale emerge inconfutabilmente che l’azienda torinese si era preoccupata fin dalla seconda metà degli anni trenta di proporre allo stato maggiore italiano una serie di provvedimenti tecnici volti a migliorare la qualità degli armamenti delle nostre forze in campo. Proposte che, tuttavia, rimasero inascoltate.

Domenico Vecchioni
LE SPIE DEL FASCISMO
Uomini, apparati e operazioni di intelligence nell’Italia del Duce
112pp. Edizione 2005, prezzo €14
ISBN  88-253-0105-7
Novembre 1922: Mussolini forma il suo primo governo. Ora occorre consolidare una leadership conquistata con metodi violenti, di limitare gli eccessi delle fazioni estremiste, di controllare le correnti politiche avverse, di porre sotto sorveglianza uomini e gruppi potenzialmente nocivi.
È così che il Duce inizia la creazione di un potente apparato di intelligence. La Pubblica Sicurezza, la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, il Servizio Informazioni Militari, la Ceka, destinata a svolgete le operazioni più cruente, e l'Ovra, che fin dal nome denuncia tutta la sua tentacolare e invasiva onnipresenza. E poi gli uomini: pronti a tutto, privi di scrupoli morali, addestrati all'ascolto del nemico, perfettamente predisposti ai più spericolati cambiamenti di fronte.
Luca Osteria, lo specialista dell' infiltrazione in territorio ostile; Arturo Bocchini, algido e curiale capo della polizia; il vicecapo Carmine Senise, doppiogiochista abile e grande pianificatore di transizioni politiche; Amerigo Dùmini, spietato agente della Ceka che ostenta pubblicamente i suoi otto omicidi come un' onorificenza; lo scrittore Pitigrilli, intellettuale mondano e bifronte, ebreo perseguitato dal potere e allo stesso tempo agente dell'Ovra.
In un complesso gioco di delazioni, di ricatti, di finti scandali, di inaspettate alleanze e di voltafaccia improvvisi. E insieme, fatti salvi gli aspetti più tragicamente grotteschi, uno dei capitoli più bui della nostra storia.


lunedì 22 giugno 2015

Ricerca Bombardamento di Ancona 24 maggio 1915

Der Angriff auf Ancona war ein Seegefecht der k.u.k. Kriegsmarine und der italienischen Regia Marina im Zuge des Ersten Weltkrieges. Österreichisch-ungarische Kräfte griffen sowohl zivile als auch militärische Ziele in der gesamten mittelitalienischen Provinz Ancona an. Diese Operation stellte eine Antwort auf den italienischen Kriegseintritt auf Seiten der Alliierten dar.

Verlauf[Bearbeiten]

Nach der italienischen Kriegserklärung an Österreich-Ungarn am 23. Mai 1915 reagierte die k.u.k Marine schnell und führte viele Attacken auf die Marken-Region in Italien durch. Noch am Tag der Kriegserklärung griffen der Zerstörer SMS Dinara und das Torpedoboot Tb 53T den Hafen von Ancona an.
Der Zerstörer SMS Lika beschoss auf einer Aufklärungsfahrt zwischen Palagruža und Kap Gargano ein Semaphor und eine Radiostation in Vieste. Die Verteidigung dieser italienischen Gewässer oblag zu diesem Zeitpunkt dem italienischen Zerstörer Turbine. Bei der Begegnung der beiden Schiffe gab es ein kleines Gefecht, aus dem die Lika als Sieger hervorging. Dabei beschädigte sie den italienischen Zerstörer.
Am nächsten Tag, dem 24. Mai 1915, lief der Großteil der k.u.k. Flotte von Pula in die Adria aus. Der Verband bestand aus drei Dreadnoughts, der SMS Viribus Unitis, der SMS Tegetthoff sowie der SMS Prinz Eugen, begleitet von 8 Pre-Dreadnoughts. Andere österreichisch-ungarische Schiffe befanden sich bereits in feindlichen Gewässern oder fuhren direkt auf die Küste der Provinz Ancona zu. Dort beschoss die Flotte einige Küstenstädte, wobei im Speziellen die Stadt Ancona große Schäden erlitt.
Das Schlachtschiff SMS Tegetthoff beschoss vor Ancona zusammen mit dem Zerstörer SMS Velebit das italienische Luftschiff Città di Ferrara. Weiters griffen der Pre-Dreadnought SMS Radetzky und zwei Torpedoboote Potenza Picena an. Danach kehrten sie in die Marinebasis Pula zurück. Ein weiteres Linienschiff, die SMS Zrinyi führte gemeinsam mit zwei Torpedobooten einen Angriff auf Senigallia durch, bei dem ein Zug zerstört wurde und ein Bahnhof sowie eine Brücke, bevor der Verband den Weg zurück nach Pula antrat. Das Torpedoboot SMS Tb 3 wurde erfolglos von einem italienischen Flugboot angegriffen.
Der k.u.k. Rapidkreuzer SMS Admiral Spaun beschoss das Schifffahrtszeichen auf der Insel Cretaccio, während die SMS Sankt Georg gemeinsam mit zwei Torpedobooten Rimini angriff und dabei einen Frachtzug zerstörte. Zur selben Zeit beschoss der Zerstörer SMS Streiter das Schifffahrtszeichen nahe Torre di Mileto. Ebenfalls im Zuge des Angriffes fuhr ein Verband bestehend aus dem Leichten KreuzerSMS Novara, einem Zerstörer und zwei Torpedobooten in den Corsini-Kanal und beschädigte eine italienische Torpedobootstation, einige Batterien Küstenartillerie sowie eine Semaphorstation.
Die SMS Helgoland, ein weiterer Rapidkreuzer, traf unterstützt von 4 Zerstörern südlich von Pelagosa auf den italienischen Zerstörer Turbine. Weiters beschoss der Zerstörer SMS Tatra den Bahndamm nahe dem Bahnhof von Manfredonia. Am Ende griffen k.u.k. Flugboote Venedig und Seeflugzeug-Hangars in Chiaravalle an.

Folgen[Bearbeiten]

Karte der Provinz Ancona
Die österreichisch-ungarische Marine verursachte schwere Schäden. Alleine in Ancona starben 63 Menschen, sowohl Zivilisten als auch Militärbedienstete.[1] Bei diesem Angriff blieben die Verluste der k.u.k Marine nur marginal. Im weiteren Verlauf des Seekrieges in der Adria errichtete die Royal Navy eine große Seeblockade, die unter dem Namen Otranto-Sperre bekannt ist. Diese sollte noch oft durch k.u.k Marineverbände angegriffen werden.

Ricerca. I giornalisti morti nella Prima Guerra Mondiale

LAPIDE A LIVORNO IN PIAZZA MANIN 1 
A RICORDO DEI GIORNALISTI E TIPOGRAFI DEL "CORRIERE DI LIVORNO" CADUTI NELLA GRANDE GUERRA.



In piazza Manin 1, prospiciente gli Scali Manzoni, a Livorno a circa 3 metri da terra sulla facciata dello stabile di 2 piani ricostruito nel luogo dove aveva sede il "Corriere di Livorno" é posta una lapide a ricordo dei giornalisti e tipografi della gloriosa testata toscana da tempo non più in edicola, Caduti nella Grande Guerra. Vi fu ricollocata dopo i bombardamenti che colpirono la città labronica nella 2^ Guerra Mondiale.

Si acclude anche la copia della notizia di apertura del Corriere di Livorno di domenica 15 dicembre 1918 anno IX n. 345 - Corriere cittadino a pag. 2 che riporta i dati risultanti nella 1^ e originaria lapide.

Con i miei più cordiali saluti.

Pierluigi Roesler Franz            


giovedì 4 giugno 2015

Centenario della Prima Guerra Mondiale: materiali di ricerca

La Marina Militare nella Grande Guerra
( L’Entrata in Guerra - 1915)

(Draft predisposto con il materiale di ricerca per  eventuali mostre o iniziative)


La dichiarazione di neutralità proclamata dall’Italia il 2 agosto 1914 faceva terminare in modo irreversibile gli effetti diplomatico-militari della Triplice Alleanza, alleanza con l’Austria e con l’Ungheria che durava da oltre trent’anni, dal 1882. Cadevano anche gli accordi delle convenzioni militari con Germania ed Austria, di cui la più recente convenzione era ancora fresca di inchiostro essendo stata stipulata nel marzo 1914.

La dichiarazione di neutralità apre la grande stagione dell’interventismo che durerà in mondo sempre più intenso per circa 10 mesi. Una stagione che vide attivi anche i neutralisti, ancora propugnatori della Triplice Alleanza, e fautori di richieste dell’Austria. In cambio della nostra neutralità o meglio della nostra non entrata in guerra chiedevano “compensi” che, via via erano sempre più consistenti, andando ad alimentare quell’accezione che l’Italia avrebbe ottenuto moltissimo senza la guerra, senza i sacrifici immani del primo conflitto mondiale. E’ il “parecchio” di giolittiana memoria, che in realtà era più che altro un tergiversare interessato dell’Austria, convintissima di poter vincere la guerra, insieme alla Germania, e covava la riserva mentale che al momento opportuno l’Italia avrebbe pagato ogni cosa.

L’interventismo non faceva calcoli. Per primo si mossero i repubblicani e quanti si rifacevano al risorgimento nazionale; il volontariato garibaldino si mobilitò ed organizzò prima formazioni minori di volontari accorsi in Francia a combattere per la Francia, e poi formò la Legione Garibaldina che con la divisa della legione straniera combattè nelle Argonne dal dicembre  1914 al febbraio 1915. Il valore e l’eco delle gesta garibaldine in Francia ( caddero tra gli altri Bruno e Costante Garibaldi, nipoti dell’Eroe dei due Mondi, e Lamberto Duranti, anconetano il primo giornalista caduto nella Guerra Mondiale) rinforzò le fila interventiste.

Tratto di costa tra Senigallia ed Ancona 1915
Accanto ai futuristi, la corrente letteraria che vedeva tra gli altri Filippo Maria Marinetti e tanti altri esponenti di spicco del mondo dell’arte e della pittura e scultura italiana del tempo, agirono come interventisti uomini che incisero anche negli anni futuri nelle vicende italiane. Qui ad Ancona basti ricordare Filippo Corridoni, che poi cadde il 25 ottobre 1915 alla Trincea delle frasche, medaglia d’oro al valor militare e a cui è intitolata la sua città natale, Corridonia, Pietro Nenni, direttore di quel giornale che ancora oggi si stampa in Ancona, “Il Lucifero”, e Benito Mussolini, socialista, direttore dell’”Avanti” che nel novembre 1914, proprio per aver aderito alle idee interventiste, fondò il “Popolo d’Italia”, a cui collaboro in modo fattivo e costante anche Cesare Battisti.

L’interventismo preparò l’opinione pubblica italiana alla guerra. Quindi l’azione politica e quella diplomatica si poterono esplicare in modo positivo e propositivo, in modo tale che fu superata la crisi governativa gravissima del 12-15 maggio 1915, in cui il Governo Salandra, firmatario del patto di Londra, rassegnò le dimissioni. Un patto di Londra che ha una genesi veramente sorprendente

Dopo accordi preliminari ed in un contesto che merita un più approfondito studio per le conseguenze che puoi ebbe negli anni a venire, per comprendere come mai i nostri responsabili politici e diplomatici del tempo siano stati così superficiali, l’Italia firma con la Gran Bretagna e con la Francia ed i loro alleati, i noto “Patto di Londra”, il 24 aprile 1915. Tra le clausole, alcune accettate dai nostri rappresentanti con troppa leggerezza, vi era quella che l’Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese dalla firma del Patto. Altre clausole furono in seguito oggetto di controversie, tanto che quello che poi passò sotto il nome di “Vittoria Mutilata” ha l’origine in questi accordi poco chiari e poco meditati.
Sul piano militare il Patto di Londra prevedeva la stipula immediata di una convenzione militare.[1]
Tale convenzione fu firmata a Parigi il 2 maggio 1915; un convenzione, come fa rilevare Antonello Biagini,  che poneva le basi non solo per la futura collaborazione fra gli alleati, ma dava anche una indicazione precisa circa lo sforzo russo contro l’Austria-Ungheria.[2] In modo appropriato Giorgio Rochat sottolinea come non avesse senso fissare, in termini militari in questa sede le cifre mentre era importante indicare con chiarezza la necessità di uno sforzo comune italo-russo contro l’esercito austro-ungarico.[3] 

Con questa convenzione si delineava chiaramente che era necessario legare strettamente gli alleati tra loro e quindi ogni sforzo doveva essere armonizzato con quello degli altri; inoltre  si mettevano condizioni e paletti ben precisi all’operato degli Stati firmatari, come ad esempio quello di impedire la firma dia armistizi separati, , di calibrare lo sforzo bellico; di creare le condizioni di creare un Comando Unico delle operazioni su tutte le fronti, cercare di armonizzare le aspirazioni, spesso contrastanti tra loro, dei francesi, inglesi, russi e degli italiani.

Questa convenzione non ebbe tanto fortuna. Il problema del Comando Unico, che vide accesi dibattiti in svariate sedi, non fu mai risolto; il coordinamento delle varie operazioni fu scarso, e quando si riuscì a realizzarlo ci fu solo attraverso le conferenze interalleate, che erano organi occasionali e temporanei.

Parimenti erano difficili gli accordi per la stipulazione di una convenzione navale che doveva regolare la guerra sul mare contro l’Austria Ungheria.
( Allegato 1)
Il Governo Italiano si aspettava un massiccio concorso di francesi e inglesi nella guerra sul mare che avrebbe permesso di distruggere la flotta austro-ungarica. Era ovvio per il Governo Italiano questo assunto, anche se si pensava in modo recondito che si aveva la sensazione che ne Francia e Gran Bretagna volessero proprio questa distruzione, e quindi lesinavano mezzi ed equipaggiamenti. Se l’Italia avesse dovuto affrontare da sola la flotta austro-ungarica amche quando fosse risultati vincitrice questo avrebbe significato pagare un altissimo prezzo e la  Regia Marina ne sarebbe uscita malconcia
Tanto valeva, concludeva Sonnino che l’Italia fosse rimasta neutrale ed avesse accettato le offerte austriache, il “parecchio” di giolittiana memoria.

La flotta austriaca era estremamente favorita dalla natura strategica delle coste adriatiche orientali rispetto a quelle occidentali, che erano basse e “importuose”, cioè non avevano porti degni di questo nome. Pertanto un massiccio e costante aiuto alleato avrebbe permesso all’Italia di condurre la guerra sul mare in modo deciso e con speranze di vittoria senza incorrere in pesanti sacrifici e perdite.
Tratto di costa tra Marotta e Senigallia 1915

La Guerra marittima iniziò con la dichiarazione di blocco che fu proclamato a partire dal 26 maggio. Si metteva in blocco non solo il litorale  austro-ungarico ma anche il litorale albanese.
( Allegato 1 - con schizzi delle altre operazioni del maggio 1915)

L’Italia aveva denunciato la Triplice Alleanza il 4 maggio 1915; con questo atto era palese che non sarebbe stata non solo alleata ma anche neutrale e prima o poi sarebbe entrata in guerra. Il Comando Austriaco ebbe 20 giorni di tempo per prepararsi a questa eventualità. E la sua iniziativa non poteva che essere per mare e per cielo, iniziativa che trovò la Regia Marina completamente impreparata.

L’ azione austriaca il primo giorno di guerra vu massiccia. Tutta la Flotta prese il mare e attacco le coste romagnole e marchigiane, nella speranza di provocare una rivolta, sulla base di quanto era accaduto l’anno precedente durante i giorni della Settimana Rossa.
(Vds allegato 3 - Bombardamento costa adriatica. Ordine di Missione. Bombardamento di Porto Corsini, Rimini, Ancona Porto Potenza Picena))

Furono attaccate da aeroplani alle prime luci dell’Alba Venezia ed altre città del Veneto: tutto  era mirato a provocare una reazione delle popolazione che non ci fu.
(VDS Allegato 4   Venezia)

La risposta della Regia Marina non fu per mare ma attraverso il mezzo aereo, cioè il Dirigibile.
Il 24 maggio 1915 all’aeroporto di Jesi partì il Dirigibile Città di Ferrara.
(Vds. Allegato 5  Prima Azione Regia Marina Contro Austria- Aviazione di marina)

La Regia Marina affronto quindi con i mezzi aerei le prime azioni di guerra del 1915, rilevando di essere in anticipo con i tempi nel binomio-nave ed aereo
(VDS Allegato 6  L’Aviazione di marina nel maggio Agosto 1915)







Tratto di Costa a Sud di Pesaro 1915
[1] Il testo dice: “Une convention militare sera immédiatement conclue entre les états majors généraux de la France, de la Grande Brétagne, de L’Italie et de la Russie; cette convention fixera le minimum des forces militaires que la Russie devra employer contre l’Autriche-Hongrie afin d’empeécher cette Puissance de concentrer tous ses efforts contre l’Italie, dans le cas où la Russie se déciderait de porter son principal effort contro l’Allemagne. La convention militaire réglera la question des armistices, qui relève essentiellment commandament en chef des armees.”
Toscano M., Il Patto di Londra. Storia Diplomatica dell’intervento italiano (1914-1915); Bologna, Zanichelli, 1934. In questo volume si trova il testo completo del memorandum o patto di Londra.
[2] Biagini F. A., In Russia Tra Guerra e Rivoluzione. La missione militare italiana 1915-1918, Roma, Edizone Nuova Cultura,  1910
[3][3] Rochat G., La convenzione militare di Parigi (2 maggio 1915), in “Il Risorgimento”, VIII (1961) n. 3, pagg. 127-156