Obiettivo della Civica Galleria: La Scuola

Il Blog ha assunto nel tempo due funzioni. La prima è quella di essere espressione del Figurino Storico.
In un mondo globalizzato, lo studio della storia è sempre più indipendente pr capire le origini delle civiltà e questo è il nostro obiettivo primario
Con la denominazione "Civica Galleria del Figurino Storico" si vuole appunto sottolineare la creazione di un vero centro museale, l'unico nelle marche, sulla base di un progetto condiviso tra l'Assessorato alla Cultura del Museo di Osimo, la Società Parko spa che gestisce il trasporto pubblico locale e l'associazione Tavola Rotonda, impostato sullo stile dei grandi musei come lo Stibbert di Firenze e quello di Calenzano dove il figurino storico viene utilizzato come strumento didattico e invito allo studio della storia.
Gli obiettivi della Civica Raccolta osimana sono i medesimi, ma una attenzione particolare è rivolta alle scuole, sopratutto elementari e medie, dove lo studio dei questa materia da parte dei bambini avviene spesso in modo mnemonico; ebbene l'utilizzo del figurino storico vuole essere uno strumento didattico integrativo del libro di scuola ed il nostro locale diventare una sorta di aula didattica dove i bambini si possono appassionare a questa disciplina

La Seconda è quella di divenire lo spazio esterno del CESVAM - Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro come spazio per approfondire, oltre che i temi della Uniformologia, anche quelli concernenti le scienze ausiliari della Storia, quali, oltre la Uniformologia, anche la Vessillologia, ovvero lo studio delle Bandiere, l'Araldica, i Mezzi e gli equipaggiamenti, ed il Collezionismo militare in genere ( cartoline, ecc.)

domenica 21 dicembre 2014



A tutti i lettori di questo blog
auguriamo un sereno Natale 
e
un Anno Nuovo denso di realizzazioni

martedì 2 dicembre 2014

Falconara Marittima. Venerd' 5 Dicembre 2014. Conferenza. I Carabinieri nella Guerra di Liberazione

Venerdì 5 Dicembre 2014 al Museo della resistenza a Falconara marittima, Ancona, nel quadro della mostra “I Carabinieri nella guerra di liberazione” sarà tenuta una conferenza sul medesimo tema dal prof. Gilberto Piccinini, Presidente della deputazione di Storia Patria per le Marche

giovedì 27 novembre 2014

Un ricordo per la pace: incontro con le scuole

APRILIA.  6 NOVEMBRE 2014 . MANIFESTAZIONE SULLA I GUERRA MONDIALE
Generale in tenuta invernale. sarà data la spiegazione dell'uniforme in apposito post

In allegato i migliori articoli pubblicati on line sul comunicato stampa pre e post manifestazione con Giordano Bruno Guerri all'Istituto Carlo e Nello Rosselli. di Aprili a cura di Elisa Bonacini

Cliccando sui link si ha il resoconto stampa.




http://www.centenario1914-1918.it/2014/11/07/centenario-grande-guerra-un-ricordo-per-la-pace/

martedì 18 novembre 2014

Aprilia: Mostra Permanente di Uniformologia all'Istituto Nello e Carlo Rosselli


MATERIALI ESPOSTI ALL'ISTITUTO CARLO E NELLO ROSSELLI DI APRILIA COME 

MOSTRA PERMANENTE

ORDINATI E PRESENTATI DALLA

ASSOCIAZIONE "UN RICORDO PER LA PACE"

FONDATA DALL'ATTUALE PRESIDENTE

ELISA BUONACINI

IN RICORDO DEL PADRE E DEL FRATELLO, GRANDI COLLEZIONISTI DI MILITARIA









lunedì 27 ottobre 2014

1914: Interventismo. Di Luigi Marsibilio



Alpino del 1° Reggimento II Battaglione Estate 1915. Riprodotto il Cappello Alpino  ed il fregio grigio verde portato dal 1911 al 192 anno in cui venne adottato quello ancora in uso.

Relazione sull' Incontro dedicato alla Prima Guerra Mondiale
Istituto Rosselli - Aprilia
 Associazione "Un Ricordo per la pace"


“Interventismo”

di

LUIGI MARSIBILIO

Situazione sociale europea allo scoppio delle guerra.
La Grande Guerra scoppia in un momento di immensa confusione per l’Europa. Il progresso, la velocità, le grandi rivoluzioni dettate dalla tecnica sconvolgevano la vita, i ritmi, le esistenze individuali. In pochi decenni si erano imposti le macchine, il treno al posto del cavallo, il telegrafo, l’illuminazione elettrica. Con la visione del mondo di oggi si può affermare che la Prima Globalizzazione fu molto più stravolgente della Seconda Globalizzazione che stiamo vivendo ai nostri giorni. Infatti, secondo quanto recentemente affermato dalla storica britannica Margaret MacMillan: “la Globalizzazione non è affatto solo una caratteristica della nostra epoca. Quella precedente la Prima guerra mondiale fu anche più intensa e diffusa”. E fu proprio a seguito di questo rapido progresso che il primo conflitto mondiale iniziò con le logiche, le strategie, la forma mentis dei comandi e dei soldati da pieno Ottocento, ma rapidamente divenne un conflitto a pieno titolo parte del secondo Novecento. Si cominciò con le cavallerie e gli assalti alla baionetta come a Waterloo e Solferino e si terminò con i sommergibili, il coordinamento tra unità corazzate, aviazione e fanteria. E proprio l’aviazione vide la comparsa di una grande novità: l’impiego di un dirigibile Zeppelin per il primo bombardamento aereo della storia sul suolo europeo, compiuto dai tedeschi per colpire la città di Liegi durante la loro invasione del Belgio nell’agosto 1914. La prima guerra mondiale fu caratterizzato da un altro fondamentale elemento: le errate previsioni da parte dei responsabili politici e militari che erano indirizzate verso un tipo di conflitto esattamente contrario di quello che si è poi verificato. Infatti, rifacendosi alle esperienze del passato (guerre napoleoniche e risorgimentali) esso veniva ipotizzato come guerra essenzialmente di manovra e di movimento, fondato sull’offensiva ad oltranza. A tale concezione si contrappose, nel 1914, l’inopinato trinomio reticolato – mitragliatrice – trincea che incanalò inesorabilmente il conflitto verso una gigantesca battaglia di posizione e di logoramento statico. Iniziato più con le connotazioni delle guerre del secolo precedente, si concluse in un clima in cui le ideologie cominciavano a condizionare le masse e ad influenzare gli avvenimenti internazionali. In sostanza, non più come conflitto d’interesse ma piuttosto come conflitto di ideologie. Ed è alla luce di quest’ultimo concetto che si vengono a formare nella classe politica del nostro Paese due schieramenti opposti: quello neutralista e quello interventista.
Allo scoppio del conflitto l'Italia era legata alla Germania e all'Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza: un patto militare difensivo stipulato nel 1882 e via via rinnovato, che si contrapponeva al sistema di alleanze anglo-franco-russo della Triplice Intesa. Nonostante i legami diplomatici, molte rimanevano le differenze tra l'Italia e gli imperi centrali: mentre questi ultimi erano nazioni militarmente e politicamente influenti, avanzate dal punto di vista economico, l'Italia era uno stato sostanzialmente non ancora unificato, in gran parte povero e arretrato, che faticava a trovare l'anelato riconoscimento tra le principali potenze europee. Nei confronti dell'Austria-Ungheria vi era poi un contenzioso latente, relativo all'irredentismo di molti settori dell'opinione pubblica e anche di parte del Parlamento: espressioni che, spinte da un numero sempre maggiore di patrioti e interventisti, il governo faticava a controllare. Fu così che, quando l'Austria e la Germania dichiararono guerra alla Serbia innescando la prima guerra mondiale, l'Italia rimase al di fuori del conflitto basandosi sulla natura difensiva della Triplice Alleanza che non impegnava gli stati membri nel caso di una iniziativa aggressiva. Nei successivi mesi della neutralità italiana, stante il sostanziale equilibrio delle forze schierate in campo, divenne chiaro che l'Italia poteva giocare un ruolo importante se non decisivo sull'esito del conflitto e perciò il governo intavolò una serie di trattative con i partner della Triplice Alleanza, nonché segretamente con i membri dell'Intesa, per stabilire i compensi per l'intervento italiano nella guerra o per il mantenimento del suo stato di non belligeranza. Fu subito chiaro che l'Intesa poteva promettere all'Italia ben più di quello che volevano offrire gli Imperi Centrali, dato che gli incrementi territoriali ai quali l'Italia era interessata riguardavano soprattutto l'Austria-Ungheria, e che questo impero era restio a fare concessioni a proprie spese. In Italia erano inoltre forti i sentimenti irredentisti nei confronti dei territori del Trentino, di Trieste con l'Istria e di Zara con la Dalmazia, ancora sotto il controllo asburgico. A questi si aggiungevano diffusi sentimenti di simpatia per la Triplice intesa ed un patto segreto con la Francia, che di fatto invalidava gli accordi con gli Imperi centrali. I neutralisti, nel cui contesto erano forti le spinte contro l'entrata in guerra. Gran parte del governo, a partire da Giovanni Giolitti, ex presidente del Consiglio dei ministri, si era schierata sul fronte neutralista. Sulle linee giolittiane si erano posti in un primo tempo i socialisti (in nome dell’internazionalismo proletario); i cattolici, sotto l’influenza della posizione pacifista assunta dalla Santa Sede ed i liberali. Tra gli altri l'allora direttore dell'Avanti Benito Mussolini.
Gli interventisti, che rappresentava la posizione assunta da alcune correnti politiche e di pensiero favorevoli all'intervento nella guerra, il cui fronte era più ristretto ma aveva una linea di comunicazione più decisa, basata sul diffuso sentimento anti-austriaco e sull'idea che l'egemonia della Germania in Europa avrebbe frustrato le aspirazioni nazionali italiane. Ne facevano parte forze politiche di natura profondamente diversa: oltre ai nazionalisti, vi era una componente neo-risorgimentale e irredentista che aveva un riferimento in Cesare Battisti e vedeva la Grande Guerra come una quarta guerra di indipendenza, necessario punto di arrivo delle lotte di riscatto nazionale, e una componente più democratica, che invece pensava alla guerra come un'opportunità per consolidare l'unità nazionale. A questo schieramento composito si aggiunse in un secondo tempo il fronte degli interventisti democratici. Tra gli altri interventisti vi era anche Gabriele D'Annunzio, poeta appartenente alla corrente letteraria del Decadentismo.

Nel 1915 il fronte interventista aveva assunto posizioni molto meno marginali nel Paese: i vertici del governo, convinti allora che l'intervento militare avrebbe potuto riportare l'Italia allo slancio patriottico e all'unità nazionale, ma soprattutto che si sarebbero allentate così le tensioni sociali che avevano avuto uno sfogo nella settimana rossa, valutarono con consistenza la possibilità di schierarsi con l'Intesa. Dopo avere trattato sia con gli alleati della Triplice che con l'Intesa, il 26 aprile 1915 il governo Salandra si decise a firmare il Patto di Londra, che in cambio di un'entrata in guerra entro un mese accordava all'Italia in caso di vittoria il Trentino, il Tirolo fino al Brennero (Alto Adige), la Venezia Giulia, l'intera penisola istriana, con l'esclusione di Fiume, una parte della Dalmazia, numerose isole dell'Adriatico, l'arcipelago del Dodecaneso, la base di Valona in Albania e il bacino carbonifero di Adalia inTurchia. L'opposizione insorse, chiedendo le dimissioni del governo Salandra, ma fu di fatto sconfessata dalla casa regnante che affidò nuovamente l'incarico di governo allo stesso Salandra, approvando così il Patto di Londra e l'intervento militare. Al termine della guerra, essendo l'Italia risultata vittoriosa nel conflitto, alla conferenza di pace di Parigi richiese che venisse applicato alla lettera il patto di Londra, aumentando le richieste con la concessione anche della città di Fiume a motivo della prevalenza numerica dell'etnia italiana nel capoluogo quarnerino. Così non fu a causa del parere contrario del presidente Wilson, che non avendo sottoscritto il patto non si considerava ad esso obbligato. La Francia inoltre non vedeva di buon occhio una Dalmazia italiana poiché avrebbe consentito all'Italia di controllare i traffici provenienti dal Danubio. Il risultato fu che le potenze dell'Intesa alleate dell'Italia opposero un rifiuto e ritrattarono parte di quanto promesso nel 1915. L'Italia dal canto suo fu divisa sul da farsi, e Vittorio Emanuele Orlando abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. Le potenze vincitrici furono così libere di proseguire la conferenza di pace senza la presenza italiana. Il nuovo presidente del consiglio italiano Francesco Saverio Nitti ribadì nuovamente le richieste italiane, ma nel contempo iniziò delle trattative dirette col nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che sfociarono nel Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920: della parte della Dalmazia promessa col patto di Londra, all'Italia andarono la città di Zara, l'isola di Làgosta e l'arcipelago di Pelagosa (più vicino alla penisola italiana che alla costa dalmata). Il resto della regione fu assegnata al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni



martedì 21 ottobre 2014

Rimini: Mostra: Il Piave Mormorava



LA MOSTRA RIMARRA APERTA FINO AL 4 NOVEMBRE 2014
LE FONTI MATERICHE SONO ESTREMAMENTE CURATE. E' STAT RICOSTRUITA UNA TRINCECA CON LA CURA DI PARTICLARI COME SCUDI, OSSRVATORI ECC.
PRESENTI NUMEROSE UNIFORMI ORIGINALI DEI CARI CORPO E SPECIALITA' DELL'ESERCITO

lO SCHEMA DELLE MOSTRINE DELLE BRIGATE DI fANTERIA



lunedì 20 ottobre 2014

Medaglie d'Oro della I Guerra Mondiale delle Marche. Don Pacifico Arcangeli. 6 luglio 1918

Capitano Tenente ( Artiglieria , 40° reggimento artiglieria da campagna ) luogo di nascita: Treia (MC) Data del conferimento: 23- 10- 1921 R.D. alla memoria. Motivo del conferimento: Eroica figura di sacerdote e di soldato, durante cruento combattimento, ottenuto, dopo viva insistenza, di unirsi alla prima ondata d’assalto, slanciavasi, munito soltanto di bastone, alla testa dei più animosi, giungendo per primo sulla trincea nemica. Colpito mortalmente al ventre da scheggia di granata, incurante di sè, rimaneva in piedi, appoggiato ad un albero, ad incorare i soldati. Trasportato a viva forza al posto di medicazione, sebbene morente, consolava, con stoica virtù, gli altri feriti e spirava glorificando e benedicendo la fortuna delle nostre armi. Monte Grappa, 6 luglio 1918. Note: ---- Nato a Treia (Macerata) il 14.3.1888.
Monte Grappa
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Capitano Tenente ( Artiglieria , 40° reggimento artiglieria da campagna ) luogo di nascita: Treia (MC) Data del conferimento: 23- 10- 1921 R.D. alla memoria. Motivo del conferimento: Eroica figura di sacerdote e di soldato, durante cruento combattimento, ottenuto, dopo viva insistenza, di unirsi alla prima ondata d’assalto, slanciavasi, munito soltanto di bastone, alla testa dei più animosi, giungendo per primo sulla trincea nemica. Colpito mortalmente al ventre da scheggia di granata, incurante di sè, rimaneva in piedi, appoggiato ad un albero, ad incorare i soldati. Trasportato a viva forza al posto di medicazione, sebbene morente, consolava, con stoica virtù, gli altri feriti e spirava glorificando e benedicendo la fortuna delle nostre armi. Monte Grappa, 6 luglio 1918. Note: ---- Nato a Treia (Macerata) il 14.3.1888.

Monte Grappa

lunedì 29 settembre 2014

Sesto in Pusteria: Mostra sulla I Guerra Mondiale

L?estate del 2014 è stata particolarmente piovosa. La mostra era una attrattiva di molti



Truppe Territoriali del 1914 nel Tirolo









giovedì 25 settembre 2014

Uniformologia Coloniale

 
 
Il perido che va dal 1888 al 1943 rappresenta per l'Uniformologia relativa all'Esercito Italiano una varante: Le Uniformi coloniali, sopratutto per l'Eritrea e Somalia, prima Libia ed Eritrea dopo.
Note e commenti: ricerca23@libero.it