Obiettivo della Civica Galleria: La Scuola

Il Blog ha assunto nel tempo due funzioni. La prima è quella di essere espressione del Figurino Storico.
In un mondo globalizzato, lo studio della storia è sempre più indipendente pr capire le origini delle civiltà e questo è il nostro obiettivo primario
Con la denominazione "Civica Galleria del Figurino Storico" si vuole appunto sottolineare la creazione di un vero centro museale, l'unico nelle marche, sulla base di un progetto condiviso tra l'Assessorato alla Cultura del Museo di Osimo, la Società Parko spa che gestisce il trasporto pubblico locale e l'associazione Tavola Rotonda, impostato sullo stile dei grandi musei come lo Stibbert di Firenze e quello di Calenzano dove il figurino storico viene utilizzato come strumento didattico e invito allo studio della storia.
Gli obiettivi della Civica Raccolta osimana sono i medesimi, ma una attenzione particolare è rivolta alle scuole, sopratutto elementari e medie, dove lo studio dei questa materia da parte dei bambini avviene spesso in modo mnemonico; ebbene l'utilizzo del figurino storico vuole essere uno strumento didattico integrativo del libro di scuola ed il nostro locale diventare una sorta di aula didattica dove i bambini si possono appassionare a questa disciplina

La Seconda è quella di divenire lo spazio esterno del CESVAM - Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro come spazio per approfondire, oltre che i temi della Uniformologia, anche quelli concernenti le scienze ausiliari della Storia, quali, oltre la Uniformologia, anche la Vessillologia, ovvero lo studio delle Bandiere, l'Araldica, i Mezzi e gli equipaggiamenti, ed il Collezionismo militare in genere ( cartoline, ecc.)

giovedì 4 giugno 2015

Centenario della Prima Guerra Mondiale: materiali di ricerca

La Marina Militare nella Grande Guerra
( L’Entrata in Guerra - 1915)

(Draft predisposto con il materiale di ricerca per  eventuali mostre o iniziative)


La dichiarazione di neutralità proclamata dall’Italia il 2 agosto 1914 faceva terminare in modo irreversibile gli effetti diplomatico-militari della Triplice Alleanza, alleanza con l’Austria e con l’Ungheria che durava da oltre trent’anni, dal 1882. Cadevano anche gli accordi delle convenzioni militari con Germania ed Austria, di cui la più recente convenzione era ancora fresca di inchiostro essendo stata stipulata nel marzo 1914.

La dichiarazione di neutralità apre la grande stagione dell’interventismo che durerà in mondo sempre più intenso per circa 10 mesi. Una stagione che vide attivi anche i neutralisti, ancora propugnatori della Triplice Alleanza, e fautori di richieste dell’Austria. In cambio della nostra neutralità o meglio della nostra non entrata in guerra chiedevano “compensi” che, via via erano sempre più consistenti, andando ad alimentare quell’accezione che l’Italia avrebbe ottenuto moltissimo senza la guerra, senza i sacrifici immani del primo conflitto mondiale. E’ il “parecchio” di giolittiana memoria, che in realtà era più che altro un tergiversare interessato dell’Austria, convintissima di poter vincere la guerra, insieme alla Germania, e covava la riserva mentale che al momento opportuno l’Italia avrebbe pagato ogni cosa.

L’interventismo non faceva calcoli. Per primo si mossero i repubblicani e quanti si rifacevano al risorgimento nazionale; il volontariato garibaldino si mobilitò ed organizzò prima formazioni minori di volontari accorsi in Francia a combattere per la Francia, e poi formò la Legione Garibaldina che con la divisa della legione straniera combattè nelle Argonne dal dicembre  1914 al febbraio 1915. Il valore e l’eco delle gesta garibaldine in Francia ( caddero tra gli altri Bruno e Costante Garibaldi, nipoti dell’Eroe dei due Mondi, e Lamberto Duranti, anconetano il primo giornalista caduto nella Guerra Mondiale) rinforzò le fila interventiste.

Tratto di costa tra Senigallia ed Ancona 1915
Accanto ai futuristi, la corrente letteraria che vedeva tra gli altri Filippo Maria Marinetti e tanti altri esponenti di spicco del mondo dell’arte e della pittura e scultura italiana del tempo, agirono come interventisti uomini che incisero anche negli anni futuri nelle vicende italiane. Qui ad Ancona basti ricordare Filippo Corridoni, che poi cadde il 25 ottobre 1915 alla Trincea delle frasche, medaglia d’oro al valor militare e a cui è intitolata la sua città natale, Corridonia, Pietro Nenni, direttore di quel giornale che ancora oggi si stampa in Ancona, “Il Lucifero”, e Benito Mussolini, socialista, direttore dell’”Avanti” che nel novembre 1914, proprio per aver aderito alle idee interventiste, fondò il “Popolo d’Italia”, a cui collaboro in modo fattivo e costante anche Cesare Battisti.

L’interventismo preparò l’opinione pubblica italiana alla guerra. Quindi l’azione politica e quella diplomatica si poterono esplicare in modo positivo e propositivo, in modo tale che fu superata la crisi governativa gravissima del 12-15 maggio 1915, in cui il Governo Salandra, firmatario del patto di Londra, rassegnò le dimissioni. Un patto di Londra che ha una genesi veramente sorprendente

Dopo accordi preliminari ed in un contesto che merita un più approfondito studio per le conseguenze che puoi ebbe negli anni a venire, per comprendere come mai i nostri responsabili politici e diplomatici del tempo siano stati così superficiali, l’Italia firma con la Gran Bretagna e con la Francia ed i loro alleati, i noto “Patto di Londra”, il 24 aprile 1915. Tra le clausole, alcune accettate dai nostri rappresentanti con troppa leggerezza, vi era quella che l’Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese dalla firma del Patto. Altre clausole furono in seguito oggetto di controversie, tanto che quello che poi passò sotto il nome di “Vittoria Mutilata” ha l’origine in questi accordi poco chiari e poco meditati.
Sul piano militare il Patto di Londra prevedeva la stipula immediata di una convenzione militare.[1]
Tale convenzione fu firmata a Parigi il 2 maggio 1915; un convenzione, come fa rilevare Antonello Biagini,  che poneva le basi non solo per la futura collaborazione fra gli alleati, ma dava anche una indicazione precisa circa lo sforzo russo contro l’Austria-Ungheria.[2] In modo appropriato Giorgio Rochat sottolinea come non avesse senso fissare, in termini militari in questa sede le cifre mentre era importante indicare con chiarezza la necessità di uno sforzo comune italo-russo contro l’esercito austro-ungarico.[3] 

Con questa convenzione si delineava chiaramente che era necessario legare strettamente gli alleati tra loro e quindi ogni sforzo doveva essere armonizzato con quello degli altri; inoltre  si mettevano condizioni e paletti ben precisi all’operato degli Stati firmatari, come ad esempio quello di impedire la firma dia armistizi separati, , di calibrare lo sforzo bellico; di creare le condizioni di creare un Comando Unico delle operazioni su tutte le fronti, cercare di armonizzare le aspirazioni, spesso contrastanti tra loro, dei francesi, inglesi, russi e degli italiani.

Questa convenzione non ebbe tanto fortuna. Il problema del Comando Unico, che vide accesi dibattiti in svariate sedi, non fu mai risolto; il coordinamento delle varie operazioni fu scarso, e quando si riuscì a realizzarlo ci fu solo attraverso le conferenze interalleate, che erano organi occasionali e temporanei.

Parimenti erano difficili gli accordi per la stipulazione di una convenzione navale che doveva regolare la guerra sul mare contro l’Austria Ungheria.
( Allegato 1)
Il Governo Italiano si aspettava un massiccio concorso di francesi e inglesi nella guerra sul mare che avrebbe permesso di distruggere la flotta austro-ungarica. Era ovvio per il Governo Italiano questo assunto, anche se si pensava in modo recondito che si aveva la sensazione che ne Francia e Gran Bretagna volessero proprio questa distruzione, e quindi lesinavano mezzi ed equipaggiamenti. Se l’Italia avesse dovuto affrontare da sola la flotta austro-ungarica amche quando fosse risultati vincitrice questo avrebbe significato pagare un altissimo prezzo e la  Regia Marina ne sarebbe uscita malconcia
Tanto valeva, concludeva Sonnino che l’Italia fosse rimasta neutrale ed avesse accettato le offerte austriache, il “parecchio” di giolittiana memoria.

La flotta austriaca era estremamente favorita dalla natura strategica delle coste adriatiche orientali rispetto a quelle occidentali, che erano basse e “importuose”, cioè non avevano porti degni di questo nome. Pertanto un massiccio e costante aiuto alleato avrebbe permesso all’Italia di condurre la guerra sul mare in modo deciso e con speranze di vittoria senza incorrere in pesanti sacrifici e perdite.
Tratto di costa tra Marotta e Senigallia 1915

La Guerra marittima iniziò con la dichiarazione di blocco che fu proclamato a partire dal 26 maggio. Si metteva in blocco non solo il litorale  austro-ungarico ma anche il litorale albanese.
( Allegato 1 - con schizzi delle altre operazioni del maggio 1915)

L’Italia aveva denunciato la Triplice Alleanza il 4 maggio 1915; con questo atto era palese che non sarebbe stata non solo alleata ma anche neutrale e prima o poi sarebbe entrata in guerra. Il Comando Austriaco ebbe 20 giorni di tempo per prepararsi a questa eventualità. E la sua iniziativa non poteva che essere per mare e per cielo, iniziativa che trovò la Regia Marina completamente impreparata.

L’ azione austriaca il primo giorno di guerra vu massiccia. Tutta la Flotta prese il mare e attacco le coste romagnole e marchigiane, nella speranza di provocare una rivolta, sulla base di quanto era accaduto l’anno precedente durante i giorni della Settimana Rossa.
(Vds allegato 3 - Bombardamento costa adriatica. Ordine di Missione. Bombardamento di Porto Corsini, Rimini, Ancona Porto Potenza Picena))

Furono attaccate da aeroplani alle prime luci dell’Alba Venezia ed altre città del Veneto: tutto  era mirato a provocare una reazione delle popolazione che non ci fu.
(VDS Allegato 4   Venezia)

La risposta della Regia Marina non fu per mare ma attraverso il mezzo aereo, cioè il Dirigibile.
Il 24 maggio 1915 all’aeroporto di Jesi partì il Dirigibile Città di Ferrara.
(Vds. Allegato 5  Prima Azione Regia Marina Contro Austria- Aviazione di marina)

La Regia Marina affronto quindi con i mezzi aerei le prime azioni di guerra del 1915, rilevando di essere in anticipo con i tempi nel binomio-nave ed aereo
(VDS Allegato 6  L’Aviazione di marina nel maggio Agosto 1915)







Tratto di Costa a Sud di Pesaro 1915
[1] Il testo dice: “Une convention militare sera immédiatement conclue entre les états majors généraux de la France, de la Grande Brétagne, de L’Italie et de la Russie; cette convention fixera le minimum des forces militaires que la Russie devra employer contre l’Autriche-Hongrie afin d’empeécher cette Puissance de concentrer tous ses efforts contre l’Italie, dans le cas où la Russie se déciderait de porter son principal effort contro l’Allemagne. La convention militaire réglera la question des armistices, qui relève essentiellment commandament en chef des armees.”
Toscano M., Il Patto di Londra. Storia Diplomatica dell’intervento italiano (1914-1915); Bologna, Zanichelli, 1934. In questo volume si trova il testo completo del memorandum o patto di Londra.
[2] Biagini F. A., In Russia Tra Guerra e Rivoluzione. La missione militare italiana 1915-1918, Roma, Edizone Nuova Cultura,  1910
[3][3] Rochat G., La convenzione militare di Parigi (2 maggio 1915), in “Il Risorgimento”, VIII (1961) n. 3, pagg. 127-156



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