Obiettivo della Civica Galleria: La Scuola

Il Blog ha assunto nel tempo due funzioni. La prima è quella di essere espressione del Figurino Storico.
In un mondo globalizzato, lo studio della storia è sempre più indipendente pr capire le origini delle civiltà e questo è il nostro obiettivo primario
Con la denominazione "Civica Galleria del Figurino Storico" si vuole appunto sottolineare la creazione di un vero centro museale, l'unico nelle marche, sulla base di un progetto condiviso tra l'Assessorato alla Cultura del Museo di Osimo, la Società Parko spa che gestisce il trasporto pubblico locale e l'associazione Tavola Rotonda, impostato sullo stile dei grandi musei come lo Stibbert di Firenze e quello di Calenzano dove il figurino storico viene utilizzato come strumento didattico e invito allo studio della storia.
Gli obiettivi della Civica Raccolta osimana sono i medesimi, ma una attenzione particolare è rivolta alle scuole, sopratutto elementari e medie, dove lo studio dei questa materia da parte dei bambini avviene spesso in modo mnemonico; ebbene l'utilizzo del figurino storico vuole essere uno strumento didattico integrativo del libro di scuola ed il nostro locale diventare una sorta di aula didattica dove i bambini si possono appassionare a questa disciplina

La Seconda è quella di divenire lo spazio esterno del CESVAM - Centro Studi sul valore Militare dell'Istituto del Nastro Azzurro come spazio per approfondire, oltre che i temi della Uniformologia, anche quelli concernenti le scienze ausiliari della Storia, quali, oltre la Uniformologia, anche la Vessillologia, ovvero lo studio delle Bandiere, l'Araldica, i Mezzi e gli equipaggiamenti, ed il Collezionismo militare in genere ( cartoline, ecc.)

domenica 14 luglio 2013

Corpo Italiano di Liberazione: le forze. Entità e Qualità

Il Corpo Italiano di Liberazione nacque in data 22 marzo 19441 dalla trasformazione del I Raggruppamento Motorizzato che cominciò ad operare già dal 27 settembre 1943 quando era stato costituito nella zona di San Pietro Vernotico (LE) riunendo, sulla base di circostanze casuali, circa 5000 soldati abbastanza eterogenei provenienti dalle Divisioni “Mantova”, “Legnano”, “Piceno” e dal LI Corpo d’Armata. Anche i problemi personali erano quindi diversi ed eterogenei; si andava dai settentrionali che si preoccupavano per le famiglie lasciate al di là della linea di difesa tedesca, ai meridionali che non ricevevano notizie dai propri cari perché il servizio postale alleato non funzionava.
Come Raggruppamento prese parte alle battaglie di Monte Lungo (8 e 16 dicembre 1943) con una forza in prima linea di circa 1000 uomini tratti dal 67° battaglione “Legnano” e dal LI battaglione bersaglieri Allievi Ufficiali. Le perdite furono numerose (circa 450 uomini tra morti, feriti e dispersi) e dovute non tanto alla mancanza di valore, quanto alla mancanza di coordinamento con gli Alleati e chiarezza della situazione nemica. Sia gli equipaggiamenti sia l’armamento e il vettovagliamento, inoltre, non erano all’altezza di un corpo da combattimento.
Il C.I.L. costituì quindi la forza italiana che partecipava, al fianco delle Armate anglo-americane, alle operazioni di guerra contro i tedeschi lungo il fronte operativo di guerra che correva dall’Adriatico al Tirreno lungo il Sangro e il Garigliano. Il resto delle forze contrapposte erano costituite a nord dalla 10^ Armata tedesca schierata sulla linea di difesa invernale e a sud dalla 5^ Armata americana e dall’8^ Armata britannica, rispettivamente nel settore tirrenico e adriatico.
Inizialmente inquadrate sotto la 5^ Armata americana, le forze del Corpo Italiano di Liberazione a disposizione del Gen. Umberto Utili, che dal gennaio 1944 aveva sostituito il Gen. Vincenzo Dapino, furono:
­     68° Reggimento di fanteria “Legnano” su due battaglioni (I e II);
­     4° Reggimento bersaglieri su due battaglioni (XXIX e XXXIII);
­     11° Reggimento artiglieria, già del raggruppamento proveniente dalla Div. Mantova, su quattro gruppi (I da 105/28, II da 100/22, III e IV da 75/18, 263^ batteria da 20 mm.);
­     CLXXXV battaglione paracadutisti su tre compagnie;
­     battaglione alpini "Piemonte"2, su tre compagnie e una batteria da 75 mm. someggiata;
­     battaglione arditi con il IX reparto d'assalto3 ;
­     unità dei Carabinieri Reali (39^ e 51^ sezione), del Genio (LI battaglione) e dei servizi.
La forza iniziale del Raggruppamento era di circa 5000 uomini ed era andata aumentando fino ai 9-10000 del 22 marzo, mano a mano che si riformavano i reparti e venivano inviati in prima linea. Il limite massimo per la “divisione di combattimento” dell’Esercito Italiano, cioè il C.I.L., era stata fissato dal Comando in capo alleato in 14100 unità (su un totale di 341170 di forza complessiva dell’Esercito).
Si trattava, per utilizzare le parole del Gen. Utili, di una massa molto irrequieta suscettibile di oscillazioni spirituali, di depressioni subitanee e quindi costituisce uno strumento di guerra molto delicato. I principali problemi operativi che si ponevano erano dovuti sia alla stanchezza, dal momento che alcuni stavano in prima linea dalla prima decade del mese di febbraio, sia alla mancanza di mezzi corazzati e motorizzati da combattimento che limitava l’impiego in battaglie in campo aperto. D’altra parte però c’era l’elemento d’eccellenza costituito dalla capacità di combattimento in montagna che negli Alleati era molto scarsa. In particolare si distinse il battaglione alpino “Piemonte” del 3° reggimento alpini che fu chiamato ad operare nel settore delle Mainarde dove dimostrò tutto il suo valore e capacità. Qui il fatto d’arme di Monte Marrone (31 marzo – 10 aprile 1944) rappresentò uno spartiacque sia per la considerazione che l’Alleato ebbe di questa unità e del soldato italiano, sia per il morale e la coesione stessa del personale. Con un’operazione da manuale e perdite limitate a poche unità, vennero riscattate tutte la perdite di Monte Lungo. Questo fatto, unito alle sconfitte inflitte in scontri locali alle forze tedesche, contribuì ad aumentare la fiducia e lo spirito combattivo delle truppe. In contemporanea, grazie alle continue pressioni dei Comandanti italiani, si ebbe anche un miglioramento delle condizioni di vestiario e vettovagliamento.
Pressioni che riguardavano anche il numerico del personale di prima linea. Con il rientro della Divisione “Nembo” dalla Sardegna si paventò la possibilità di portare sotto il comando del C.I.L. questa ulteriore unità che manteneva la sua costituzione originaria su due reggimenti di fanteria, il 183° e il 18°. L’idea era quella di creare un Corpo d’Armata su due Divisioni (“Legnano”, formata dalla trasformazione del I Raggruppamento motorizzato e “Nembo”). Il tutto però avrebbe comportato un incremento delle forze fino a circa 24000 unità, ben lontano dalle 14100 fissate. L’ipotesi del Capo di S.M.E., Gen. Berardi, di unire una diminuzione delle altre Divisioni (“Mantova” e “Piceno”) al fatto che la parte eccedente poteva essere tenuta in riserva onde, se necessario, scavalcare o sostituire le forze in prima linea, si scontrava con quella degli Alleati di riformare l’organico mantenendo invariato il numerico.
Il 16 maggio la Divisione “Nembo” rientrò effettivamente dalla Sardegna. In un primo momento, il 18 maggio, il solo 184° reggimento artiglieria venne assegnato al C.I.L.. Il resto della Divisione fu posta alle dipendenze operative del C.I.L. in data 26 maggio. L’importanza che lo Stato Maggiore dell’Esercito dava alla riorganizzazione dei reparti in prima linea si evince anche dal fatto che il 2 giugno fu creata una apposita Delegazione dello Stato Maggiore italiano di coordinamento e collegamento con il V Corpo d’armata Britannico, da cui il C.I.L. al momento dipendeva. Dopo tante pressioni, gli Alleati acconsentirono all’aumento della forza. Pur non divenendo un Corpo d’Armata e mantenendo la formazione binaria come da ordinamento Pariani del Regio Esercito del 1939, dal 20 giugno 1944 il C.I.L. assunse il seguente ordinamento4:
Comando del Corpo Italiano di Liberazione:
­      quartier generale e uffici vari;
­      comando artiglieria (I gruppo da 105/28, II gruppo da 100/22, III e IV gruppo da 75/18, V gruppo controcarro da 57/50, 363^ batteria da 20 mm., gruppo da 149/19 in arrivo);
­      comando del genio (LI gruppo misto del genio);
­      servizi (sanità, commissariato, artiglieria, genio, trasporti e postale);
­      Carabinieri Reali
I Brigata (agli ordini del Col. Fucci):
­     4° reggimento bersaglieri (battaglioni XXIX e XXXIII);
­     3° reggimento alpini (battaglioni “Piemonte” e “M. Granero” di previsto arrivo);
­     185° reparto arditi paracadutisti “Nembo”;
­     IV gruppo artiglieria someggiato da 175/13.
II Brigata (agli ordini del Col. Moggio):
­     68° reggimento fanteria “Legnano” (battaglioni I e II);
­     IX reparto d’assalto;
­     battaglione di marina “Bafile” (che all’arrivo del battaglione “Grado” formerà il reggimento “San Marco”);
­     V gruppo artiglieria someggiato.
Divisione “NEMBO” (agli ordini del Gen. Morigi):
­     183° reggimento fanteria (battaglioni XV e XVI);
­     18° reggimento fanteria (battaglioni XIII e XIV)
­     CLXXXIV battaglione guastatori
­     184° reggimento artiglieria (I gruppo da 75/27, II da 100/22, 184° batteria da 20 mm.);
­     184^ compagnia motociclisti, 184^ compagnia mortai da 81, 184^ compagnia minatori artieri, 184^ compagnia collegamenti e servizi divisionali.
Con questo ordinamento il C.I.L. combatté prima nel settore tirrenico e poi adriatico, fino allo scioglimento, avvenuto il 25 settembre 1944, a favore della creazione dei Gruppi di Combattimento.

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