Nell’inverno tra il 1943 ed il
1944 la situazione si era pressoché cristallizzata, tuttavia in quel periodo
furono gettate le basi per la massiccia offensiva della successiva primavera da
parte degli alleati e particolare enfasi fu data sia all’addestramento delle
truppe che agli approntamenti logistici.
Nonostante fossero state prese
adeguate misure al fine di mantenere il più assoluto segreto, il comando
tedesco aveva previsto l’imminente offensiva alleata ed aveva provveduto ad
organizzare una serie di linee difensive
L’ambiente operativo, all’interno
del quale furono inquadrate le operazioni del CIL, è diviso nelle seguenti
zone:
-
le Mainarde;
-
il settore Adriatico
Nel ambito del sottotema assegnato,
il compito del presente elaborato è quello di fornire le informazioni
sull’ambiente operativo, allo scopo di contribuire allo sviluppo del più ampio elaborato
di gruppo.
Nella trattazione sopra esposta,
lo scritto si limiterà alla descrizione del settore Mainarde.
La zona delle Mainarde è una
catena montuosa di pianta approssimativamente triangolare, particolarmente
aspra ed impervia, delimitata nel settore sud-ovest dal paese di S. Biagio
Saracinisco, nel settore sud-est dal paese di Castelnuovo e nel settore nord
dal rilevo denominato Monte a Mare, da non confondere con Monte Mare che si
trova nel settore sud delle Mainarde, prospiciente a Monte Marrone.
La zona, nella catena delle
Mainarde, all’interno della quale il C.I.L. doveva operare, nell’ambito
dell’offensiva di fine maggio 1944, era costituita da tre settori: Rio Chiaro,
Monte Marrone e Monte Rocchetta. Di questi tre settori monte Marrone era quello
centrale, destinato a svolgere l’azione principale di penetrazione mentre ai
due settori laterali era riservata una semplice azione di sondaggio e
fiancheggiamento tattile.
L’orientamento operativo entro
cui si trovava ad operare il C.I.L. era quello di mantenere il nemico
ingaggiato sulla zona delle Mainarde allo scopo di indurlo a ritenere che
l’attacco si sarebbe sviluppato in direzione di Atina e di impedire che questi
si riorganizzasse nella zona della massiccia offensiva alleata.
Il settore prescelto per l’azione
principale corrispondeva ad una delle zone di terreno montagnoso particolarmente
elevata aspra e difficile e quindi si pensava fosse l’ambiente più adatto
all’impiego delle unità del C.I.L. le quali, pur non essendo adeguatamente motorizzate,
come lo erano invece le unità americane, avevano però il vantaggio di essere
ben allenate a manovrare su terreni impervi e ad agire svincolati dalla rete
stradale.
La zona inoltre, proprio in
relazione alla sua inospitalità, era caratterizzata da scarsa densità di
popolazione, con un numero esiguo di centri abitati, peraltro di non vasta
estensione.
Parimenti scarse erano le vie di
comunicazione ed i collegamenti stradali, pertanto uno dei principali problemi
che il C.I.L. dovette affrontare fu l’approvvigionamento ed il rifornimento
logistico.
Allo scopo di risolvere detto
problema, come d’altronde sembrava ovvio, fu fatto largo uso di viveri a secco,
meno deteriorabili, per limitare pesi e ingombri dei vettovagliamenti.
Altrettanto largo uso fu fatto delle
salmerie, unici mezzi atti a muoversi su terreni impervi e fuori dalle reti
viarie.
Il X Corpo britannico, alle cui
dipendenze si trovava il C.I.L., manifestò l’orientamento a svolgere azioni
offensive nella zona di Monte Mare e Monte Cavallo e fu richiesto al suo
comandante di preparare i piani d’azione e comunicare di quanti reparti avesse
bisogno.
Più tardi, in relazione
all’attacco in corso nel settore di Cassino, venne disposto che il C.I.L.
svolgesse un’azione offensiva su Picinisco partendo dalla zona di Monte
Mare-Colle Altare con attacco in forze su Monte Cavallo e Balzo della Cicogna.
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In relazione a quanto sopra, il comandante del C.I.L. non
riteneva possibile un’azione frontale contro Monte Cavallo a causa delle
pesanti avversità del terreno, si doveva quindi prevedere un aggiramento da
nord tramite Balzo della Cicogna e Regione Laganello. L’assalto da tale
direzione però, presupponeva il possesso della cresta Monte Mare-Colle Altare
come base di partenza di fuoco pesante ed era inoltre richiesto il concorso di
fuoco d’artiglieria del settore neo-zelandese.
Il terreno è nell’insieme montagnoso,
particolarmente tormentato verso ovest.
Vi sono tratti aspri e difficili
con depressioni entro cui scorrono torrenti convoglianti le acque di diversi
canaloni.
I rilievi hanno prevalente
orientamento da sud-est a nord-ovest, al quale generalmente corrisponde anche
quello delle depressioni.
Nel settore vi sono infatti due
allineamenti montani entrambi con andamento generale da sud-est a nord-ovest:
-
uno va da Monte Castelnuovo (1250 mt.) a Monte S.
Michele (1171 mt.), Monte Mattone (1521 mt.), Monte la Rocca (1590 mt.), la Montagnola (1570 mt.);
-
l’altro va dalla catenella delle Mainarde (1806 mt.) a
Monte Mare (2021 mt.), Colle dell’Altare (1991 mt.), Monte a Mare (2167 mt.),
la meticcia (2114 mt.).
Saldati a sud attraverso il
massiccio di Monte Marrone (1770 mt.), questi due allineamenti rinserrano nel
mezzo un avvallamento detto appunto Valle di Mezzo su cui scorrono torrenti e
rivoli in senso equatoriale.
Più ad ovest i rilievi aspri di
Porcazzete (1664 mt.), Monte Cavallo (2070 mt.) e Balzo della Cicogna (1811
mt.) rientrano nei limiti marginali del Parco Nazionale d’Abruzzo e sono i
rilievi più isolati di Abruzzo.
Monte Cavallo ha una posizione di
rilievo rispetto alle alture circostanti e si presenta ad est come un insieme
di bastioni inaccessibili, offrendo un varco solo in corrispondenza di quota
1961.
Aspro, scosceso e con pareti
frequentemente ripide miste a dirupi, il monte si affaccia ad est ed a sud
rispettivamente sulla Valle Venafrana e sulla Valle Monacesca.
A causa delle difficoltà del
terreno pressoché insormontabili non è possibile un attacco frontale operando
da sud. è possibile invece agire
attraverso la Valle Monacesca
o risalire l’alta Valle Venafrana per poter poi forzare il varco di quota 1961
oppure attaccare da nord.
A nord-ovest di Monte Cavallo vi
sono altri due allineamenti importanti, sempre con orientamento sud-est
nord-ovest:
-
uno costituito da Monte
la Meta
(2241 mt.), Monte Tartaro (2181 mt.), Monte Petroso (2247 mt.), Monte Capraro
(2060 mt.), Monte Amaro (1846 mt.);
-
l’altro, raccordato a Monte Mese per mezzo di Balzo di
Conca-Colle S. Giacomo, è costituito da Monte Cazzole (1609 mt.), Rocca Altiera
(2085 mt.), Monte Irto (1970 mt.), Colle dell’Osso (1531 mt.), Monte Dubbio
(1611 mt.).
Tra i due allineamenti sono
rinserrate le due valli sassose e fittamente boscose del Canneto e del
Fondillo, separate tra loro dallo sbarramento di Monte Irto - Monte Petroso che
costituisce una ottima posizione difensiva per chi voglia impedire l’accesso a
Opi.
A nord la zona montuosa è interrotta
dal solco Opi – Barrea – Alfedena sul quale scorre il fiume Sangro, spesso
incassato tra fianchi ripidi e rocciosi, come
tra Opi e Barrea, o in ampio letto come da Alfedena fino verso Castel di
Sangro.
Nel tratto occidentale del
settore le comunicazioni sono assai scarse e disagevoli, un po’ meno nel tratto
orientale, con frequenti risvolti, tra Castel S. Vincenzo, Pizzone e Alfedena.
Le risorse sono altresì limitate.
Nel complesso il terreno si presta molto bene ad una sistemazione difensiva e, di fatto, i tedeschi, sfruttando le favorevoli asperità, poterono mettersi in condizioni di realizzare una efficace economia delle forze ed ostacolare al tempo stesso, molto validamente, l’avanzata avversaria da sud, per la quale invece, date le caratteristiche del terreno, non vi erano larghe possibilità per svolgere azioni in profondità, mentre gravi difficoltà si presentavano in campo logistico.
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