L’Esercito
italiano, pur con queste grosse deficienze, aveva un ordinamento tattico
analogo a quello degli altri eserciti europei; le differenze erano minime e si
riferivamo a dettagli o a concessioni alla tradizione ed allo spirito di corpo.
L’Esercito italiano che nella guerra del 1866 aveva assunto una articolazione
delle forze pressoché assurda, si era adeguato al modello tedesco e già il primo
Capo di Stato Maggiore, nel 1882, gen. Cosenz aveva previsto l’articolazione in
armate. L’ordinamento prevedeva quattro armate ed un corpo speciale.
L’armata
venne concepita come grande unità mista con composizione variabile in ragione
della natura delle operazioni , dell’importanza dello scopo strategico da
conseguire comune a tutto l’esercito e di quello tattico particolare
dell’armata, del raggruppamento ed entità delle forze avversarie,
dell’estensione, natura e conformazione del terreno di impiego e del complesso
degli altri fattori che intervengono nella definizione ordinativa di tutti i raggruppamenti di forze. Si ebbero
così armate su due copri d’armata e armate su tre copri d’armata con dosatura
di truppe suppletive assai diverse per entità e specie.
Ufficiali generali allo studio di una carta geografica |
L’armata
consentiva, dunque, un razionale frazionamento della massa, il decentramento
del comando, l’autonomia di azione dell’insieme, la reale efficienza operativa
delle proprie forze in armonia con i mezzi di lotta assegnati e con i compiti
affidati, la combinazione varia e pronta di sforzi in relazione alle mutevoli
vicissitudini della lotta e, infine, il sostentamento rapido e sicuro di qualsiasi momento della vita e
del combattimento delle unità costitutive. . Grande unità tattica e logistica
si frazionava in aliquote minori capaci di marciare e vivere e combattere in
autonomia, costituite perciò in tutte le armi, di elementi tecnici e di
organi completi di vita, i corpi d’armata, i quali a loro volta
si frazionavano in cellule, nelle quali permanevano associati i vari elementi
di forza, anch’esse provviste di vita propria ma antro i limiti dell’organismo
del quale erano parte, le divisioni,
e successivamente in cellule minori omogenee, brigate, reggimenti, battaglioni, sprovviste di propria autonomia
operativa.
info e contatti:
massimo coltrinari
(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro .org)
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