La Marina Militare
nella Grande Guerra
( L’Entrata in
Guerra - 1915)
(Draft predisposto con il materiale di ricerca per eventuali mostre o iniziative)
La dichiarazione di neutralità
proclamata dall’Italia il 2 agosto 1914 faceva terminare in modo irreversibile
gli effetti diplomatico-militari della Triplice Alleanza, alleanza con
l’Austria e con l’Ungheria che durava da oltre trent’anni, dal 1882. Cadevano
anche gli accordi delle convenzioni militari con Germania ed Austria, di cui la
più recente convenzione era ancora fresca di inchiostro essendo stata stipulata
nel marzo 1914.
La dichiarazione di neutralità
apre la grande stagione dell’interventismo che durerà in mondo sempre più
intenso per circa 10 mesi. Una stagione che vide attivi anche i neutralisti,
ancora propugnatori della Triplice Alleanza, e fautori di richieste dell’Austria.
In cambio della nostra neutralità o meglio della nostra non entrata in guerra
chiedevano “compensi” che, via via erano sempre più consistenti, andando ad
alimentare quell’accezione che l’Italia avrebbe ottenuto moltissimo senza la
guerra, senza i sacrifici immani del primo conflitto mondiale. E’ il
“parecchio” di giolittiana memoria, che in realtà era più che altro un
tergiversare interessato dell’Austria, convintissima di poter vincere la
guerra, insieme alla Germania, e covava la riserva mentale che al momento
opportuno l’Italia avrebbe pagato ogni cosa.
L’interventismo non faceva
calcoli. Per primo si mossero i repubblicani e quanti si rifacevano al
risorgimento nazionale; il volontariato garibaldino si mobilitò ed organizzò
prima formazioni minori di volontari accorsi in Francia a combattere per la
Francia, e poi formò la
Legione Garibaldina che con la divisa della legione straniera
combattè nelle Argonne dal dicembre 1914
al febbraio 1915. Il valore e l’eco delle gesta garibaldine in Francia (
caddero tra gli altri Bruno e Costante Garibaldi, nipoti dell’Eroe dei due
Mondi, e Lamberto Duranti, anconetano il primo giornalista caduto nella Guerra
Mondiale) rinforzò le fila interventiste.
Tratto di costa tra Senigallia ed Ancona 1915 |
Accanto ai futuristi, la corrente
letteraria che vedeva tra gli altri Filippo Maria Marinetti
e tanti altri esponenti di spicco del mondo dell’arte e della pittura e
scultura italiana del tempo, agirono come interventisti uomini che incisero
anche negli anni futuri nelle vicende italiane. Qui ad Ancona basti ricordare
Filippo Corridoni, che poi cadde il 25 ottobre 1915 alla Trincea delle frasche,
medaglia d’oro al valor militare e a cui è intitolata la sua città natale,
Corridonia, Pietro Nenni, direttore di quel giornale che ancora oggi si stampa
in Ancona, “Il Lucifero”, e Benito Mussolini, socialista, direttore
dell’”Avanti” che nel novembre 1914, proprio per aver aderito alle idee
interventiste, fondò il “Popolo d’Italia”, a cui collaboro in modo fattivo e
costante anche Cesare Battisti.
L’interventismo preparò
l’opinione pubblica italiana alla guerra. Quindi l’azione politica e quella
diplomatica si poterono esplicare in modo positivo e propositivo, in modo tale
che fu superata la crisi governativa gravissima del 12-15 maggio 1915, in cui il Governo
Salandra, firmatario del patto di Londra, rassegnò le dimissioni. Un patto di
Londra che ha una genesi veramente sorprendente
Dopo accordi preliminari ed in un
contesto che merita un più approfondito studio per le conseguenze che puoi ebbe
negli anni a venire, per comprendere come mai i nostri responsabili politici e
diplomatici del tempo siano stati così superficiali, l’Italia firma con la Gran Bretagna e con
la Francia ed i loro alleati, i noto “Patto di Londra”, il 24 aprile 1915. Tra
le clausole, alcune accettate dai nostri rappresentanti con troppa leggerezza,
vi era quella che l’Italia si impegnava ad entrare in guerra entro un mese
dalla firma del Patto. Altre clausole furono in seguito oggetto di
controversie, tanto che quello che poi passò sotto il nome di “Vittoria
Mutilata” ha l’origine in questi accordi poco chiari e poco meditati.
Sul piano militare il Patto di
Londra prevedeva la stipula immediata di una convenzione militare.[1]
Tale convenzione fu firmata a
Parigi il 2 maggio 1915; un convenzione, come fa rilevare Antonello
Biagini, che poneva le basi non solo per
la futura collaborazione fra gli alleati, ma dava anche una indicazione precisa
circa lo sforzo russo contro l’Austria-Ungheria.[2] In
modo appropriato Giorgio Rochat sottolinea come non avesse senso fissare, in
termini militari in questa sede le cifre mentre era importante indicare con
chiarezza la necessità di uno sforzo comune italo-russo contro l’esercito
austro-ungarico.[3]
Con questa convenzione si
delineava chiaramente che era necessario legare strettamente gli alleati tra
loro e quindi ogni sforzo doveva essere armonizzato con quello degli altri;
inoltre si mettevano condizioni e
paletti ben precisi all’operato degli Stati firmatari, come ad esempio quello
di impedire la firma dia armistizi separati, , di calibrare lo sforzo bellico;
di creare le condizioni di creare un Comando Unico delle operazioni su tutte le
fronti, cercare di armonizzare le aspirazioni, spesso contrastanti tra loro,
dei francesi, inglesi, russi e degli italiani.
Questa convenzione non ebbe tanto
fortuna. Il problema del Comando Unico, che vide accesi dibattiti in svariate
sedi, non fu mai risolto; il coordinamento delle varie operazioni fu scarso, e
quando si riuscì a realizzarlo ci fu solo attraverso le conferenze interalleate,
che erano organi occasionali e temporanei.
Parimenti erano difficili gli accordi per la stipulazione di una
convenzione navale che doveva regolare la guerra sul mare contro l’Austria
Ungheria.
( Allegato 1)
Il Governo Italiano si aspettava un massiccio concorso di francesi e
inglesi nella guerra sul mare che avrebbe permesso di distruggere la flotta
austro-ungarica. Era ovvio per il Governo Italiano questo assunto, anche se si
pensava in modo recondito che si aveva la sensazione che ne Francia e Gran
Bretagna volessero proprio questa distruzione, e quindi lesinavano mezzi ed
equipaggiamenti. Se l’Italia avesse dovuto affrontare da sola la flotta
austro-ungarica amche quando fosse risultati vincitrice questo avrebbe
significato pagare un altissimo prezzo e la
Regia Marina ne sarebbe uscita malconcia
Tanto valeva, concludeva Sonnino che l’Italia fosse rimasta neutrale ed
avesse accettato le offerte austriache, il “parecchio” di giolittiana memoria.
La flotta austriaca era estremamente favorita dalla natura strategica
delle coste adriatiche orientali rispetto a quelle occidentali, che erano basse
e “importuose”, cioè non avevano porti degni di questo nome. Pertanto un
massiccio e costante aiuto alleato avrebbe permesso all’Italia di condurre la guerra
sul mare in modo deciso e con speranze di vittoria senza incorrere in pesanti
sacrifici e perdite.
Tratto di costa tra Marotta e Senigallia 1915 |
La Guerra marittima iniziò con la dichiarazione di blocco che fu
proclamato a partire dal 26 maggio. Si metteva in blocco non solo il
litorale austro-ungarico ma anche il
litorale albanese.
( Allegato 1 - con schizzi delle altre operazioni del maggio 1915)
L’Italia aveva denunciato la Triplice Alleanza il 4 maggio 1915; con
questo atto era palese che non sarebbe stata non solo alleata ma anche neutrale
e prima o poi sarebbe entrata in guerra. Il Comando Austriaco ebbe 20 giorni di
tempo per prepararsi a questa eventualità. E la sua iniziativa non poteva che
essere per mare e per cielo, iniziativa che trovò la Regia Marina completamente
impreparata.
L’ azione austriaca
il primo giorno di guerra vu massiccia. Tutta la Flotta prese il mare e attacco
le coste romagnole e marchigiane, nella speranza di provocare una rivolta,
sulla base di quanto era accaduto l’anno precedente durante i giorni della
Settimana Rossa.
(Vds allegato 3 - Bombardamento costa
adriatica. Ordine di Missione. Bombardamento di Porto Corsini, Rimini, Ancona
Porto Potenza Picena))
Furono attaccate da
aeroplani alle prime luci dell’Alba Venezia ed altre città del Veneto:
tutto era mirato a provocare una
reazione delle popolazione che non ci fu.
(VDS Allegato 4 Venezia)
La risposta della
Regia Marina non fu per mare ma attraverso il mezzo aereo, cioè il Dirigibile.
Il 24 maggio 1915
all’aeroporto di Jesi partì il Dirigibile Città di Ferrara.
(Vds. Allegato 5 Prima Azione Regia Marina Contro Austria-
Aviazione di marina)
La Regia Marina
affronto quindi con i mezzi aerei le prime azioni di guerra del 1915, rilevando
di essere in anticipo con i tempi nel binomio-nave ed aereo
(VDS Allegato 6 L’Aviazione di marina nel maggio Agosto 1915)
Tratto di Costa a Sud di Pesaro 1915 |
[1] Il
testo dice: “Une convention militare sera
immédiatement conclue entre les états majors généraux de la France, de la Grande Brétagne ,
de L’Italie et de la Russie; cette convention fixera le minimum des forces
militaires que la Russie devra employer contre l’Autriche-Hongrie afin
d’empeécher cette Puissance de concentrer tous ses efforts contre l’Italie,
dans le cas où la Russie se déciderait de porter son principal effort contro
l’Allemagne. La convention militaire réglera la question des armistices, qui
relève essentiellment commandament en chef des armees.”
Toscano M., Il Patto di
Londra. Storia Diplomatica
dell’intervento italiano (1914-1915); Bologna, Zanichelli, 1934. In questo volume si
trova il testo completo del memorandum o patto di Londra.
[2] Biagini F. A., In Russia Tra Guerra e Rivoluzione. La
missione militare italiana 1915-1918, Roma, Edizone Nuova Cultura, 1910
[3][3] Rochat G.,
La convenzione militare di Parigi (2
maggio 1915), in “Il Risorgimento”, VIII (1961) n. 3, pagg. 127-156
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