Il viaggio dell’Eroe
Lungo l’Italia seguendo il Milite Ignoto
Ogni Nazione
si alimenta attraverso una liturgia civile, mediante riti e cerimonie uniche e
irripetibili. La guerra, come fenomeno collettivo di rigenerazione sociale e di
rinascita patriottica, ha molto spesso rappresentato l’araba fenice per i
popoli con l’obiettivo di riaffermare i propri valori e peculiarità. In epoca
contemporanea, dopo il grande sconvolgimento politico operato dalla Rivoluzione
francese, il concetto di conflitto nazionale ha aumentato a dismisura la sua
potenza, tanto da alimentare sempre più emulazione e desiderio di
partecipazione. In questa logica si spiegano le grandi adesioni nelle guerre
dell’Ottocento, fino alle catastrofi planetarie della prima metà del Novecento,
con strascichi ancora fino ai giorni nostri.
Anche l’Italia
ha partecipato a questa grande “festa” patriottica, in cui contribuirono non
solo alcuni retaggi socio-politici risorgimentali, ma anche uno strato
culturale diffuso di intellettuali di ogni colore politico. Al termine del
conflitto, giudicato dai contemporanei con ingenuo ottimismo l’ultimo da
combattere, la pace vittoriosa – nonostante le ricorrenti polemiche sul
rapporto tra i sacrifici sofferti e i ricavi ottenuti – doveva essere
celebrata, proprio perché frutto di una partecipazione unanime di tutto il
Paese.
E’ per questo
motivo che, nel bel mezzo del cosiddetto “Biennio rosso” e delle gravi fratture
socio-economiche dovute al conflitto, il desiderio da parte dello Stato di
unificare tutto il popolo italiano ripercorse i passi del sentimento
patriottico.
Fu di Giulio
Douhet l’idea di istituire anche in Italia, a imitazione di altri Paesi, la
figura del Milite Ignoto: un soldato sconosciuto e non identificabile che
potesse per questo motivo ricordare e onorare tutto il valore e il coraggio
offerto dalle Forze Armate nazionali. A seguito di questa proposta, nell’estate
del 1921 il Governo predispose attraverso un’apposita commissione la scelta del
corpo da onorare e tutto il relativo cerimoniale.
In pochi mesi
si arrivò quindi alla solennità in cui, nella basilica di Aquileia il 26
ottobre, Maria Bergamas – madre di Antonio, un disertore austriaco triestino
volontario italiano caduto in combattimento e mai ritrovato – scelse tra 11
bare identiche quella che sarebbe divenuta il simbolo assoluto del sacrificio
in guerra. Una volta individuata, il Milite Ignoto iniziò il suo viaggio che lo
avrebbe portato a Roma. Durante i quattro giorni, che occorsero al treno
speciale per raggiungere la
Capitale , ali di folla in ogni stazione e in ogni punto della
ferrovia onorarono il feretro e così testimoniarono il proprio attaccamento a
quello che per ognuno poteva essere un figlio, un fratello, un marito o un
padre.
Arrivato alla
Stazione Termini, dopo una nuova solenne cerimonia presso la basilica di Santa
Maria degli Angeli all’Esedra, il corteo il 4 novembre continuò lungo le
gremite strade della città, dove proseguì l’entusiasmo e l’attaccamento al
primo caduto d’Italia. Il Sovrano e tutte le autorità civili e militari
seguirono l’avvenimento, come comparse di uno spettacolo, in cui il
protagonista solo formalmente rimaneva anonimo di fronte al solenne calore, che
creava nei cuori degli italiani.
Una volta
giunto a Piazza Venezia, presso il Vittoriano che fino ad allora tra mille
polemiche era semplicemente la cornice per glorificare il Risorgimento e Vittorio
Emanuele II, l’apice della liturgia civile trovava luogo. Il corpo del soldato,
inserito nel cuore del monumento, sotto al bassorilievo della dea Roma, da quel
momento diveniva il centro ideale e spirituale di ogni patriottismo passato,
presente e futuro.
Esattamente a
90 anni di distanza, quando ancora l’Altare della Patria è il palcoscenico unico e ineguagliato di
cerimonie e manifestazioni nazionali, un nuovo convoglio ferroviario ha
percorso lo stesso itinerario, rammentando a tutti gli italiani il senso di
quell’indimenticabile esperienza. Moltissimi sono stati i partecipanti
all’iniziativa, basata su una mostra fotografica e documentale itinerante, che
ha ricordato i fatti dell’epoca. La conclusione non poteva che essere di nuovo
a Roma, dove a partire dal Presidente della Repubblica e dal Ministro della
Difesa, sono stati tanti i cittadini, che a costo di lunghe file, hanno voluto
visitare i vagoni offerti dalle Ferrovie dello Stato per questa incredibile
iniziativa.
Il nostro plauso va agli organizzatori e a tutti coloro che hanno
partecipato
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