Massimo Coltrinari - Giancarlo Ramaccia*
Molto
si è dibattuto sulla consistenza dell’Esercito italiano nel 1914. E versioni
sono contrastanti, ma tutto deve essere rapportato al rapporto tra decisione
strategica, piani e mezzi a disposizione. A seconda di come si guarda questo
aspetto si può dire che l’Esercito itali
ano nel 1914 era pronto per affrontare
una guerra mondiale, al pari degli altri Eserciti europei, oppure,
destabilizzato dalla guerra di Libia, era carente di questo e quello. “[1]
Nel
1914 l’Italia aveva sotto le armi le due classi del 1892 e del 1893, le più
numerose che essa avesse chiamato in complesso 235 mila uomini, oltre 41 mila
tra raffermati e carabinieri. L’11
luglio 1914 per esigenze di pubblica sicurezza, (siamo in piena settimana
rossa, la rivolta che scoppiò nella Merche e nelle Romagne per ragioni
politico-sociali) vennero richiamati 71 mila uomini della classe 1891, da poco
congedati. In totale 352 mila uomini di truppa perfettamente addestrati, 50
mila dei quali in Libia. Vi erano poi sotto le armi 33 mila uomini della 2a
categoria della classe 1893. Se si confrontano le cifre, mai l’Esercito
italiano era stato così forte in tempo di pace.
Lo
scollamento tra vertice politico e vertice militare si rileva anche dalla
scarsa conoscenza del Primo Ministro Salandra della consistenza numerica
dell’esercito, tanto che ebbe a dichiarare il 2 agosto 1914, sulle informazioni
del Ministro della Guerra, “L’Italia era pressoché disarmata”.
I
350 mila soldati sotto le armi, addestrati, si dovevano confrontare con i 400
mila soldati di cui l’Austria-Ungheria disponeva alla stessa epoca. Quindi
appare quanto mai fuori luogo l’asserzione del Primo Ministro Italiano. Il 2
agosto 1914 furono richiamate a tre classi, due istruite ed una di reclute che
fece salire la forza dell’esercito a 628 mila uomini.
Di
fronte ai nostri 1200 colpi per pezzo, che erano pari alle dotazioni
dell’esercito sia Francese che Tedesco, l’Austria-Ungheria non né aveva che la
metà, cioè 492 per i cannoni da campagna e 258 per quelli da montagna. In
termini di vestiario l’Austria mobilitava inizialmente unità di Landstrurm
senza poter dare uniformi, ma munirle solo di bracciale. In pratica i problemi
vi erano dall’una e dall’altra parte.”
La
realtà del 1914 in ogni caso e dura. Lo sforzo organizzativo, sebbene enorme,
non consentì di mettere a punto uno strumento militare tra impiegare in operazioni
belliche in grado di sviluppare, secondo i canoni ella dottrina ufficiale e
secondo il disegno di manovra del generale Luigi Cadorna una azione offensiva
di successo per la conquista di un qualche obiettivo strategico che non fosse
quello minimo di immobilizzare una aliquota delle forze austro-ungariche.
Considerate
come delta negativo aggiunto le sfavorevoli condizioni strategiche del fronte
orientale e della relativa frontiera, i principali elementi di debolezza del Regio
esercito erano l’insufficienza numerica e qualitativa del materiale di
artiglieria ed il men che mediocre grado di addestramento di molti quadri e di
moltissimi soldati. Circa l’insufficienza dell’addestramento sarebbero
necessarie molte pagine per elencarne i motivi e sottolineare come i richiami
delle classi già addestrate furono, iniziati nel 1909, un fallimento dietro l’altro
stante l’aperiodicità e la breve durata.
Dal
1911 la forza alle armi si mantenne al di sopra di quella bilanciata perché da
quell’anno e nei successivi vennero incorporati tutti gli idonei della prima
categoria anche se eccedenti il limite di bilancio, ma ciò non fu sufficiente a
portare l’esercito dal piede di pace a quello di guerra utilizzando il
personale delle classi dal 1881 in poi, per cui si dovette ricorrere al
richiamo ed alla mobilitazione di molto personale delle classi precedenti poco
o nulla addestrate, che non conosceva o aveva dimenticato i procedimenti di
combattimento e che non aveva alcuna familiarità con i nuovi mezzi.
L’addestramento carente o inesistente fu una gravissima deficienza
dell’Esercito italiano nel 1914
Un’altra
grossa deficienza fu il problema dell’artiglieria. Vi era cronica l’assenza di
cannoni nei reggimenti pesanti campali e l’alto grado di vetustà di parte del materiale di artiglieria campale
e del parco d’assedio, si rilevava un forte disequilibrio fra l’arma di
artiglieria e le altre armi come la fanteria e la cavalleria, nonostante i
provvedimenti presi prima dal gen. Pollio e poi dal gen. Cadorna.
La
divisione di fanteria italiana aveva in organico 32 pezzi da 75/911:[2]
Il Corpo d’Armata italiano aveva in organico lo stesso materiale e l’eguale
numero dei pezzi della divisione francese vale a dire 12 cannoni da 75, quello
francese aveva in organico 36
cannoni e 16 obici da 120 o 155,
il corpo d’armata tedesco disponeva di 16 obici pesanti campali e quello
austro-ungarico di 8 obici pesanti campali.
Un
corpo d’armata di 2 divisioni disponeva organicamente nel suo ambito di: se
italiano di 96 bocche da fuoco (32+32+32) di 124 se francese (36+36+36+16), di
148 se tedesco (66+66+18) e di 92 se austro-ungarico (42+42+8).
Vero
è che esisteva l’equivalenza numerica delle bocche da fuoco tra il corpo
d’armata italiano e quello austro-ungarico, ma questo ultimo utilizzava
materiale da campagna con prestazioni superiori e, soprattutto, al pari del
corpo d’armata tedesco, disponeva dell’obice campale da 76,5 particolarmente
adatto ai terreni impiego nel settore orientale italiano.
L’artiglieria
da campagna francese, a sua volta, era superiore all’artiglieria similare
austro-ungarica e tedesca, ma anche l’esercito francese si trovava in uno stato di assoluta inferiorità rispetto
all’armamento dell’artiglieria tedesca per tutto il resto, giacchè i tedeschi
erano gli unici ad avere realizzato un’ottima proporzione tra l’artiglieria e
le altre armi.
Nei
riguardi della potenza di fuoco occorre sottolineare che la divisione di
fanteria italiana disponeva in realtà di 12 mitragliatrici anziché delle 24
previste dagli organici, la francese di 24, la tedesca di 24 e
l’austro-ungarica di 28. La debolezza dell’artiglieria e l’insufficienza delle
mitragliatrici furono le principali cause che resero sterili le prime quattro
battaglie dell’Isonzo.
Non
da meno vi erano, nel 1914, grosse carenze nel settore del vestiario e
dell’equipaggiamento. In linea generale queste furono ripianate senza
difficoltà in quanto nel Paese esistevano industrie in grado di produrre, anche
in tempi relativamente brevi, tutto il necessario. Per l’equipaggiamento ed il
vestiario il problema era solo di natura finanziaria. Merita in ogni caso dare
un breve sguardo alla evoluzione di questo settore, che nella sostanza resse
bene alla prova della guerra.
* Materiali per il Dizionario Minimo della Grande Guerra 1916
info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
[1]
Alberti A., Testimonianze straniere sulla
guerra italiana. 1915-1918, Roma, Ministero della Guerra, Comando del Corpo
di Stato Maggiore, Ed. Giornale “Le Forze Armate”, 1931.
[2] La divisione francese ne aveva 36 da
75, la divisione tedesca 54 cannoni da 77/906 e 12 obici campali leggeri da
105/mod 98-09 e quella austro ungarica 30 cannoni ca campagna e 12 obici
campali
Nessun commento:
Posta un commento