venerdì 29 settembre 2017

L'Esercito Italiano e lo sviluppo nel 1916 III

(CONTINUAZIONE)

Porti rifugio
La creazione dei porti rifugio, creati nel febbraio 1916, inseriti nella difesa costiera[1] prevedeva la dotazione di artiglierie, il cui personale era fornito dall’Esercito. Nel dicembre 1916 il personale dell’Esercito per questo servizio ammontava a 250 ufficiali, 4900 uomini di truppa e 300 bocche da fuoco, per lo più di modello non recente.

Munizionamento per l’artiglieria
La produzione media nazionale era, al momento dell’entrata in guerra di 14.000 colpi al giorno, che corrispondeva ad un consumo edio giornalieri di 7 colpi per ogni bocca da fuoco schierata in linea, media che era assolutamente insufficiente.[2] All’inizio del 1916 passo a 40.000 colpi al giorno, nel maggio a 50.000, nell’ottobre a 70.000,  con una situazione a meta del 1916 che vedeva la disponibilità, su 4073 bocche da fuoco, una disponibilità di quasi 7 milioni di colpi, con una capacità di poter accumulare ogni quindicina, presso il deposito centrale, circa mezzo milione di colpi. Alla fine del 1916 il problema delle munizionamento era avviato a soluzione, tanto che si calcolava per il gennaio 1917 una produzione di 1.155.000 colpi, con una media giornaliera di 77.000 colpi, produzione che era quintuplicata rispetto al maggio 1915.
Dal 24 maggio 1915 al 31 dicembre 1916 vennero sparati:
. 8.811.881 colpi di piccolo calibro
. 2.268.758 colpi di medio calibro
.    100.496 colpi di grossi calibro
Peer un totale di 11.181.135 colpi ad una media giornaliera di 19.048 colpi.
Alla data del 31 dicembre 1916 presso il deposito centrale erano disponibili:
. 13.579.872 colpi di piccolo calibro
.   1.906.393 colpi di medio calibro
.         53.454 colpi di grossi calibro
Per un totale di 15.539. 719  colpi.

Aeronautuca
All’iniziio della guerra l’Esercito, come la Marina, inquadravano i reparti aeronau-tici, dando sviluppo alla Aviazione per l’Esercito e l’Aviazione per la Marina, che impiegavano sia aeroplani propriamente detti che dirigibili; solo nel primo dopo-guerra l’Aviazione divenne Forza Armata autonoma.

Aeroplani
All’entrata in guerra l’Italia possedeva 72 aeroplani, ordinati su 15 squadriglie. I tipi di aerei erano Farman-Fiat, Voisin-Salson, Voisin-Isotta Fraschini, Cauddron-Le Rhone, Caproni-Fiat, Niuport, Aviatik. Un intenso programma di potenziamento portò la consistenza degli aeroplani nel dicembre 1916 a 44 squadriglie per un totale di 370 aeroplani.

Dirigibili
All’entrata in guerra l’Italia possedeva per l’Esercito solo 3 Dirigibili; nel 1916 an-darono perdute 4, e nel dicembre 1916 vi erano operativi, ma lontano dal fronte solo 4 dirigibili, l’M.1, l’M.3, l’M.9 e l’M.10.

Aerostati
Nel maggio 1915 vi erano 6 sezioni aerostatiche e 3 da fortezza, alla fine del 1916 la specialità disponeva di 1 comando di gruppo, 7 sezioni da campagna, 3 sezoni da fortezza, 1 sezione speciali, 1 magazzino avanzato.

Massimo Coltrinari. (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)

[1] Per ulteriori dati vds. il capitolo 4 “la Guerra nelle Marche” il paragrafo a. “La difesa costiera”
[2] Ulteriore dato che sottolinea come l’Italia, in un concetto più volte ripetuto in questo e nei precedenti volumi, fosse entrata in guerra assolutamente impreparata.

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