Ringrazio gli organizzatori del convegno per avermi dato la
possibilità di portare il saluto dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci
Garibaldini e della sua presidente, la prof.ssa Annita Garibaldi Jallet, che ha
sollecitato la partecipazione di una rappresentanza della sezione di Firenze a questa iniziativa ritenuta molto
significativa per far conoscere la vicenda della Divisione “Garibaldi” nel
quadro della Resistenza dei militari italiani all’estero.
Dopo la giornata di studio dedicata, lo scorso anno, alla
“scelta” all’8 settembre ’43, quella di quest’anno si concentra sugli eventi
dell’inverno ‘43-44, il più duro che si ricordi dal punto di vista climatico e
il più terribile per i combattimenti, il freddo, le sofferenze, le malattie
patite dai nostri militari divenuti partigiani.
La nostra Associazione - le cui radici affondano nella
Società di mutuo soccorso tra garibaldini del 1871 - e che con alterne vicende
ha accompagnato la storia italiana sino alla rinascita del sodalizio nel 1944
su basi democratiche e antifasciste, ha accolto, dopo la fine della guerra, i
reduci delle divisioni “Garibaldi” e “Italia” perché ritenuti dall’allora
Ministero della Guerra i più autentici continuatori della tradizione
garibaldina risorgimentale per aver combattuto volontariamente, per libera
scelta, a fianco dell’Esercito popolare liberatore jugoslavo di Tito, ma senza
alcuna ideologia di partito. La “Garibaldi” in particolare, formata dalla
fusione della “Venezia” e di reparti della “Taurinense” ebbe la caratteristica
veramente originale di essere parte dell’Esercito italiano e nello stesso tempo
partigiana come modo di operare, non per pochi giorni o settimane ma per ben
diciotto mesi, conservando le stellette e i gradi militari.
Di tutte le divisioni – ben tredici – dislocate nei Balcani
che rivolsero le armi contro i tedeschi, la “Garibaldi” fu l’unica che rientrò
in Italia vittoriosa ed in armi, decimata (8.500 le perdite su 20.000 effettivi
all’8 settembre ‘43) ma ancora efficiente, la sola che non si era mai arresa.
Il coraggio di soldati e ufficiali caratterizzò la vicenda
della “Garibaldi” il cui nome, imposto dai partigiani titini, ben si sposava
con il carattere delle campagne garibaldine per la libertà dei popoli oppressi
dell’Ottocento e del primo Novecento, in Italia e all’estero. Questo nome non
piacque agli apparati militari italiani. C’era ostilità, diffidenza, fastidio
per questi militari divenuti partigiani ed una delle conseguenze è stato il ritardo
negli studi. Vi ha riparato la “Commissione sulla Resistenza dei militari
italiani all’estero dopo l’8 settembre 1943” voluta dall’allora ministro
liberale Valerio Zanone che ha prodotto, dopo accurate ricerche e indagini, numerosi
volumi editi dalla Rivista Militare, due dei quali trattano della toscana “Venezia”
e della piemontese “Taurinense” poi “Garibaldi”. Ora si conta un certo numero
di libri, per cui la “Garibaldi” non è del tutto ignorata, ma è rimasta un po’
nell’ombra, mentre la sola divisione “Acqui” assurgeva a simbolo della
Resistenza dei militari italiani all’estero.
Ben venga dunque questa occasione di approfondimento. Un
grazie di cuore al gen. Massimo Coltrinari, allo storico Eric Gobetti, al
Sindaco Samuele Bertinelli e alla prof.ssa Lia Tosi, ispiratrice di questa
rassegna di incontri.
Da parte della nostra Associazione vi è un impegno forte alla
conservazione della memoria della “Garibaldi” attraverso l’ordinamento delle
carte d’archivio di cui dispone nella sede centrale romana di Porta S.
Pancrazio (ricordo che quello, importantissimo, posseduto dal gen. Ravnich è
finito in una fondazione svizzera di Casa Savoia e divenuto inaccessibile) e
soprattutto attraverso il Museo di Asti, inaugurato lo scorso 2 giugno e
destinato a raccogliere cimeli e documenti ed a far conoscere la storia della
Divisione “Garibaldi”.
La nostra opera di divulgazione si realizza anche attraverso
la rivista Camicia Rossa che pubblica
memorie e racconti di guerra ed è allo stesso tempo notiziario associativo
dell’ANVRG. La sua storia, a partire dalla pubblicazione del primo numero, nel
lontano 1892, corre parallela a quella delle associazioni di reduci garibaldini
o delle “patrie battaglie” di cui è
stata nel tempo espressione quale organo ufficiale di stampa. Vi si trovano,
pertanto, insieme a saggi di carattere storico, dal Risorgimento alla
Resistenza, ed a memorie e racconti di guerra, i resoconti associativi, le
cronache di iniziative e manifestazioni.
Nel secondo fascicolo del 1992 di Camicia Rossa – distribuito in sala per questa occasione - numerose
pagine e foto furono riservate alla inaugurazione del cippo dedicato alla
“Garibaldi” a Pistoia, nell’area verde delle Fornaci, avvenuta nel 1992 grazie
all’allora sindaco Marcello Bucci. La manifestazione vide la presenza di molte
camicie rosse ed una mostra documentaria sulla Resistenza dei militari toscani
all’estero. Perché Pistoia fu sede dell’83° Reggimento fanteria della divisione
“Venezia” e perché oltre 200 pistoiesi, tra città e provincia, fecero parte
della divisione “Garibaldi”. Tra questi non possiamo dimenticare il ten. veterinario
Villy Pasquali Medaglia d’oro al VM eroicamente morto in combattimento nel
novembre ’43 in Montenegro. Uno degli uomini che col sacrificio della vita contribuì
alla liberazione dell’Europa dal nazi-fascismo.
Sergio Goretti, direttore di Camicia Rossa
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